I misteri della Santa Messa (2)

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Ora la sublime gloria della Santa Messa è oggetto di tale odio da parte di Satana, che ispirò i due apostati Lutero e Calvino a denunciarla, privando così i loro seguaci e tutti i membri delle sette protestanti successive dei suoi effetti salutari. L’infelice Martin Lutero racconta nei suoi scritti come gli apparve il diavolo e affermò che la Messa era un atto di idolatria, senza riflettere che se fosse stata veramente idolatria, il diavolo non avrebbe mai voluto che fosse abolita, ma avrebbe preferito che si perpetuasse e si celebrasse sempre più frequentemente fino alla fine dei tempi; che se fosse stato veramente idolatra, tutti gli Apostoli e tutti i martiri, tutti i santi e Confessori che avessero mai offerto o ascoltato la Santa Messa con la massima pietà e devozione, sarebbero stati condannati all’Inferno per aver così gravemente offeso la Divina Maestà.

L’odio del diavolo per il Santo e perpetuo Sacrificio è sfociato di nuovo oggi in un ritorno alle eresie protestanti in seno alla Santa Chiesa stessa, così che la maggioranza dei cattolici (almeno in Europa) non sanno più a cosa partecipano la domenica, o in quelle occasioni in cui si degnano di presenziare alla Santa Messa.

Noi, tuttavia, che conosciamo il privilegio a cui prendiamo parte parte (come celebranti, come assistenti o come comunicanti) dobbiamo meditare nuovamente sui suoi misteri, attraverso una comprensione sempre più profonda della sua natura sacrificale, e così assistere e viverla per renderci meno indegni dell’amore di Nostro Signore, che l’ha stabilito per la salvezza delle nostre anime. Amen.

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

I misteri della Santa Messa (1)

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Nel varcare la soglia della Chiesa, mi rendo conto di ciò che sta per accadere alla mia presenza alla Santa Messa? – misteri che superano del tutto i poteri di comprensione dell’intelletto creato.

Il primo mistero lo possiamo descrivere così: che il Dio Infinito, esistente al di fuori del tempo e dello spazio, diviene presente nel tempo e nello spazio davanti a noi. La seconda è che lo fa in unione con una natura umana. Il terzo è che nella Sua Divinità e nella Sua Umanità Egli compie un atto di parola. La quarta è che lo fa parlando attraverso una persona umana, il celebrante. Il quinto è che una Persona Divina e infinitamente perfetta agisce così per mezzo di una persona umana e peccatrice. Il sesto è che tramite le parole che pronuncia assume l’aspetto di pane e vino. Il settimo è che le sostanze del pane e del vino divengono proprio Lui. L’ottava è che l’aspetto del pane e del vino rimane, sebbene senza pane e vino sottostanti, ma tutto sospeso nell’aria. Il nono è che per la separazione dell’apparenza del pane e dell’apparenza del vino, il Suo Sacratissimo Corpo e il Suo Preziosissimo Sangue si separano. Il decimo è che questa separazione rende presente la Sua morte (avvenuta a Gerusalemme per la separazione del Sacratissimo Corpo e del Preziosissimo Sangue). L’undicesimo è che questa morte è la stessa morte numerica, identica al sacrificio che Egli ha offerto sul Monte Calvario. Il dodicesimo è che in tal modo il sacrificio passato e presente in due tempi distinti vengono resi uno. La tredicesima è che, rendendo presente il Santo Sacrificio del Monte Calvario, Egli applica più profondamente e più ampiamente per tutta l’umanità le Grazie acquistate con la Sua morte.

Quanti altri misteri si svolgono durante la Santa Messa? Che dire del frammento dell’Ostia Consacrata messo nel Preziosissimo Sangue dopo la Consacrazione? Che dire del segno di croce che il celebrante si fa con la patena? Quanti sacri misteri, quanti segreti nascosti anche ai cori angelici, conosciuti solo dall’Eterno Cuore di Dio! Quale gloria ineffabile, quale abbondanza di munificenza divina, quali grazie superne riversate sul mondo e su tutti i presenti tramite il compimento di tali misteri sublimi e insondabili!

Afferma san Bonaventura: « La Santa Messa è piena di misteri come l’oceano è pieno di gocce, come il cielo è pieno di stelle, come le corti del Cielo sono pieni di angeli ». Nostro Signore rivelò a santa Mechtilde: « Io solo conosco e comprendo perfettamente che cos’è questa offerta che quotidianamente Io faccio di Me Stesso per la salvezza dei fedeli: essa supera la comprensione dei cherubini e dei serafini e di tutte le schiere del cielo ».

Accontentiamoci di quest’unica infallibile Verità del dogma cattolico: la Messa è il Santo Sacrificio del Monte Calvario. Come tale racchiude in sé tutti i misteri della salvezza, oltre a tutti i misteri che servono a renderlo presente sull’altare.

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Il modo di adorare Dio nella Santa Messa

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Ora, il modo in cui il celebrante e i fedeli presenti offrono questo atto a Dio (i primi sacramentalmente ed i secondi spiritualmente) comporta un’unione particolarmente intima con l’offerta che il Nostro Beatissimo Signore Gesù Cristo fa a Dio Padre. Poiché Egli dà al celebrante ed ai fedeli questo atto o tributo di gloria e di adorazione come proprio, affinché possano così ripagare di persona il debito che hanno con la Divinità Infinita. Per questo, come conclude un pio commentatore, la loro oblazione è quella di un Dio, e la lode e l’onore ne sono infiniti.

Nella Santa Messa il celebrante prega in nome della Chiesa: Vi offriamo, o Dio, un sacrificio di lode; recita il Gloria: Gloria in excelsis Deo: noi Vi lodiamo, Vi benediciamo, Vi adoriamo, Vi glorifichiamo; nella Prefazione prega: Sanctus, Sanctus, Sanctus: Santo, Santo, Santo, Signore Dio degli eserciti… Osanna in excelsis… Osanna in excelsis; nel Prefazio il sacerdote parla anche degli spiriti celesti che lodano la Maestà di Dio e concelebrano con Lui.

Molti infatti sono i testimoni dell’adorazione offerta alla Divina Vittima al momento della Divina Immolazione. Scrive santa Brigida: « Tutti gli angeli, dei quali erano tanti quanti sono i granelli in un raggio di sole, Lo adoravano. Erano presenti anche un gran numero di anime sante che si unirono nel lodare Dio e adorare l’Agnello ».

Sappi dunque, o devoto cristiano, che stai in mezzo agli angeli quando ascolti la santa Messa, quando offri a Dio Padre l’Immacolata Vittima alla Sua Infinita Gloria, per pagare a Lui il debito del tuo onore in modo conveniente alla Sua Divina Maestà. Facciamolo, dunque, con i necessari sentimenti di devozione e di pietà, per supplire alla gloria che in passato non gli abbiamo reso nella povertà della nostra Fede e Carità; per riparare alle bestemmie che gli vengono offerte « di continuo e tutto il giorno » nelle parole del profeta Isaia (52); in una parola fare, per intercessione della Beata Vergine Maria, tutto ciò che è in noi, per onorare, lodare, ed adorare l’Eterna Maestà di Dio, mediante l’offerta della Divina ed Immacolata Vittima. Amen.

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

L’Adorazione di Dio nella Santa Messa

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Ora la Santa Messa ha 4 finalità: lode, petizione, ringraziamento ed espiazione. Queste quattro finalità corrispondono ai quattro tipi di preghiera vocale che esistono, e costituiscono la preghiera dell’uomo perfetto, l’Uomo-Dio a Dio. Nella Santa Messa i fedeli uniscono le loro preghiere, le loro preghiere imperfette, a questa Sua perfetta preghiera, perché siano presentate, e degnamente presentate, davanti al Volto dell’eterna Maestà di Dio.

Oggi esamineremo la finalità della lode, altrimenti nota come « adorazione ». Ora l’adorazione è l’onore supremo dovuto all’infinita eccellenza e dignità di Dio. Nostro Signore Benedetto rivelò a santa Mechtilde : « Se vuoi onorarMi, lodaMi e magnificaMi in unione con quella gloria più eccelsa con cui il Padre nella Sua onnipotenza e lo Spirito Santo nella Sua benignità Mi glorificano da tutta l’ eternità, in unione con quella suprema gloria, con la quale nella Mia insondabile sapienza glorifico il Padre e lo Spirito Santo da tutta l’eternità, e con la quale lo Spirito Santo nella sua ineffabile bontà magnifica il Padre e Me Stesso da tutta l’eternità ».

Come glorifichiamo allora Dio? La gloria di Dio è l’unico scopo dell’intera creazione. Tutto nel creato glorifica Dio nella misura in cui può riflettere o imitare qualcosa delle infinite perfezioni di Dio. L’uomo in particolare è capace di riflettere o imitare Dio in questo mondo mediante la sua conoscenza soprannaturale e il suo amore per Dio: mediante la sua Fede e Carità. Poiché mediante la sua conoscenza e amor di Dio può imitare la conoscenza e l’amor di Dio per se stesso.

Ma come può glorificare adeguatamente Dio, come adorare adeguatamente Dio che è infinito e divino, al Quale è dovuta la gloria infinita e divina? Egli può glorificare e adorare adeguatamente Dio solo in unione a quell’atto di Gloria e di Adorazione Infinita e Divina fatta a Lui da Dio Figlio nel Santo Sacrificio della Messa. Questo atto di sacrificio, che come tale è l’atto principale dell’adorazione, è stato stabilito dal nostro Signore Benedetto proprio allo scopo che l’uomo potesse glorificarLo e adorarLo come gli è dovuto.

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Il modo in cui avviene l’espiazione nella Santa Messa

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Ma l’assistenza alla santa Messa come espia i nostri peccati? Non lo fa direttamente: solo i sacramenti del battesimo, della confessione, e dell’estrema unzione effettuano il perdono direttamente. Lo fa indirettamente, cioè suscitandone nei nostri cuori una sincera contrizione. Questo è uno dei poteri più sublimi della Santa Messa che non occorre mai dimenticare. Come si può convertire un peccatore indurito? Prova a discutere con lui; prova a toccargli la coscienza indurita come l’incudine dai colpi del martello di innumerevoli peccati; prova a parlargli: si addormenterà; prova ad allarmarlo con il pensiero dell’Inferno: riderà.

San Vincenzo Ferreri scrive che è un miracolo più grande che un peccatore moribondo si converta, che risuscitare un morto alla vita. Ma se almeno possiede la Fede, portiamolo alla Santa Messa affinchè si versi sul suo capo il Sangue dell’Agnello Innocente. Avviciniamolo a Gesù, che confidò a santa Gertrude la Grande: « Credi… e non dubitare mai che ogni giorno desidero con lo stesso amore e con la stessa forza di essere immolato sull’altare per ogni peccatore come ho sacrificato Me Stesso in croce per la salvezza del mondo. Perciò non c’è nessuno, per quanto grave sia il peso del peccato, che non possa sperare nel perdono, se offre al Padre la Mia Vita e la Mia Morte Immacolata, purché creda che così possa ottenere il frutto benedetto del perdono ».

Nostro Signore Benedetto chiede con queste parole al peccatore l’offerta del cuore, ma quanto sarà più efficace l’offerta, se costituisce l’offerta del Signore di Sé Stesso, a cui partecipa il peccatore nella Santa Messa?

In termini simili s’indirizza Nostro Signore a santa Mechtilde: « Tanta è la mia longanimità quando vengo all’ora della Messa, che non vi è presente un peccatore per quanto grande, con il quale non sopporto pazientemente, ed al quale, purché lo desideri, non concedo volentieri il perdono dei peccati ».

Uniamoci dunque alla finalità espiatoria della Messa ogni volta che ci assistiamo, chiedendo la contrizione e il perdono dei nostri peccati: in tutta la Messa, ma in particolar modo nel momento della consacrazione; durante il Confiteor e il triplice battito del petto; quando il celebrante prega che Dio Onnipotente che abbia pietà di voi, vi perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna… che il Signore Onnipotente e Misericordioso ci conceda il perdono, l’assoluzione, la remissione dei peccati; quando prega il Kyrie eleison; quando prega la colletta, la preghiera segreta, ed altre preghiere che implorano il perdono; quando alza l’Ostia Immacolata e il Calice di Salvezza, quando prega tre volte: « Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi… donaci la pace. »

« … Affinché possiamo caricare i nostri peccati sull’Agnello Immacolato, come vittima immolandosi sull’altare, presentato lì dalla Sua Madre Immacolata: affinché Egli possa espiarne tutti nella Sua infinita bontà. In questo modo imitiamo il celebrante all’inizio della santa Messa, mentre si inchina davanti all’altare nel Confiteor in spirito di umiltà e di abbassamento completo: presentandosi come carico dei peccati dell’umanità davanti al Padre Eterno, scrive Marchantius, rappresentando così Cristo sul Monte degli Ulivi quando si prostrò sotto il peso dei peccati del mondo intiero che Gli erano stati posti addosso, e quando, cadendo sul volto, il Suo sudore divenuto come gocce di sangue, pregò il Padre celeste nell’Opera divina della salvezza del mondo. Amen.

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Le Cerimonie Del Rito Romano

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Continuando le nostre riflessioni sulla santa Messa, ci riferiamo oggi ad un brano tratto dal libro « La santa Messa » pubblicato all’inizio del settecento da padre Martin von Cochem, Francescano.

L’eccellenza della santa Messa si riconosce dalle cerimonie prescritte per celebrarla. Ne citiamo solo le più importanti: il sacerdote fa sopra di sé sedici segni di croce, si rivolge sei volte verso il popolo, bacia l’altare otto volte, undici volte alza gli occhi al cielo, si batte il petto dieci volte, fa dieci genuflessioni, giunge le mani cinquantaquattro volte, abbassa la testa ventun volte e sette volte le spalle, si prostra otto volte, benedice l’offerta trentun volte col segno della croce, posa ventidue volte le mani sull’altare, prega stendendole quattordici volte e congiungendole trentasei volte, mette la mano sinistra stesa sull’altare nove volte e la porta undici volte sul petto, alza le due mani verso il cielo quattordici volte, undici volte prega a voce bassa e tredici ad alta voce.

Il sacerdote deve osservare ancora una quantità di altre prescrizioni, che portano a cinquecento il numero delle cerimonie. Aggiungete a questa cifra quelle delle rubriche e vedrete che il sacerdote che dice la Messa secondo il rito della Chiesa cattolica romana è obbligato a novecento cerimonie differenti.

Ciascuna di queste ha la sua ragione d’essere, il suo significato spirituale, la sua importanza, ed ognuno fa compiere con la fede richiesta l’ineffabile Sacrificio dell’altare. Perciò papa san Pio V ha ordinato a tutti i cardinali, arcivescovi, vescovi, prelati, e sacerdoti di dire la Messa senza cambiare nulla, senza aggiungere o togliere la minima cerimonia. La più piccola negligenza e’ grave, sia perché ha per oggetto l’atto più grande e più santo del nostro culto, sia perché costituisce una disobbedienza formale all’ordine del papa.

Non si può immaginare d’altronde né un movimento di mano più degno, né una disposizione del corpo più edificante di quelli prescritti dalla Chiesa. Si assiste con più raccoglimento di spirito ad una s. Messa nella quale sono osservate tutte le cerimonie che a quella in cui esse sono violate, e perciò il sacerdote che celebra con esattezza coscienziosa ha diritto alla vostra gratitudine perché, lungi dal distrarvi nella vostra devozione, la facilita. Egli fa sì che le vostre preghiere siano più efficaci e contribuisce in larga parte al loro merito.

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

La Potenza della santa Messa

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Per presentare la potenza della santa Messa, citiamo la storia seguente dal libro « La santa Messa » da padre Martin von Cochem.

Nella sua Storia della Spagna Mariana si parla di un guerriero spagnolo di nome Pascal Vives che aveva una grande devozione per la santa Messa e assisteva quotidianamente a una o più messe. Accadde, mentre serviva sotto lo stendardo del conte di Castiglia, che un gran corpo di Mori, che in quel tempo aveva conquistata la maggior parte della Spagna, pose l’assedio al castello del conte. La guarnigione, essendo totalmente impreparata a resistere a un assedio, fu ridotta in una grande angoscia, e il conte decise di fare una sortita con tutti gli uomini, e di rischiare la vita nel tentativo di respingere i Mori.

La mattina dell’indomani ascoltò la messa con tutti i soldati e, affidandosi all’aiuto divino, partì contro i nemici. Ma Pascal Vives rimase in chiesa e udì otto s. Messe, una dopo l’altra, pregando con fervore che la vittoria fosse dalla parte del conte. Mentre così pregava e i suoi compagni combattevano, ecco! Pascal Vives montato sul suo destriero fece un valoroso assalto ai Mori, abbattendoli da ogni parte. Chiamando i soldati a seguirlo senza paura, ruppe le file del nemico, ne portò via le bandiere e provocò un grande scompiglio tra di loro. La battaglia durò quasi quattro ore, cessando solo nel momento in cui terminò l’ottava Messa, alla quale aveva assistito Pascal. I Mori furono completamente sconfitti. La vittoria fu universalmente attribuita all’eroico coraggio di Pascal, e il conte ordinò che ne avesse tutto l’onore.

Ma quando tutto fu finito, Pascal era scomparso. Fu cercato in tutto il campo di battaglia, ma non fu trovato da nessuna parte. Il fatto era che era rimasto in chiesa, e lì rimase quasi tutto il giorno, perché si vergognava di lasciarla, temendo che i soldati lo prendessero in giro per un vigliacco, e il conte lo congedasse dal suo servizio. Non gli era giunta alcuna notizia della battaglia, e non sapeva quale parte avevesse preso il sopravvento.

Subito il conte, ritenendo molto probabile che Pascal fosse andato in chiesa per rendere grazie a Dio Onnipotente per la vittoria, ordinò ai seguaci di andarvi a cercarlo. Pascal fu quindi trovato e condotto alla presenza del conte e dei suoi ufficiali. Quando tutti cominciarono a complimentarsi con lui per la sua abilità e a comunicargli che la vittoria che avevano ottenuto era, sotto Dio, da attribuire a lui, era perfettamente stupito e non sapeva cosa dire. Dopo un breve spazio, illuminato interiormente da Dio, confessò la verità, dichiarando di non aver preso parte alla gara, ma di essere stato per tutto il tempo in chiesa, dove aveva ascoltato otto s. Messe.

I soldati non credevano a quello che diceva, insistendo di averlo visto con i propri occhi nel bel mezzo della mischia e di averlo sentito invitarli a combattere valorosamente. Allora Pascal rispose: « Se è proprio come dite voi, il valoroso cavaliere che portava le mie sembianze doveva esser stato il mio angelo custode, perché vi assicuro che oggi non sono uscito dalla chiesa. Lodate Dio con me e rendetegli grazie di cuore per avervi inviato un angelo, per mezzo del quale avete potuto vincere il nemico, ma imparate da questo quanto è gradito a Dio che assistiamo alla Messa e quanto è vantaggioso per noi, perché io sono convinto che se non avessi ascoltato quelle Messe il mio angelo non sarebbe apparso e non vi avrebbe condotto alla vittoria ».

Con queste ed altre parole esortava i soldati ad essere molto ferventi nell’ascoltare la Messa. C’è da sperare che questo avvenimento avrà lo stesso effetto su coloro che lo leggeranno e li renda per il futuro più assidui nella loro partecipazione alla Messa. Soprattutto i grandi peccatori che hanno fatto poca penitenza dovrebbero fare questo. Sappiamo che la giustizia divina è così severa che nessun peccato resterà impunito; deve essere espiato in questo mondo o nell’altro. È molto meglio per te, o peccatore, espiare i tuoi peccati di tua iniziativa in questo mondo che lasciare che sia il giusto giudice a castigarti per loro nel prossimo. E se non puoi fare penitenze difficili, scegli quella facile di ascoltare la Messa, per cui potrai saldare tutti i tuoi debiti.

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Il ministro dell’Antico e del Nuovo Testamento

+ In Nomine Patris et Filli et Spiritus Sancti. Amen.

Nelle nostre meditazioni sulla Santa Messa, abbiamo iniziato confrontando il Tempio con la chiesa. Le continuiamo oggi confrontando il ministro sacerdotale dell’Antico Testamento con quello del Nuovo.

Per comprendere la dignità del sacerdozio, ci si rivolge, quindi, prima all’Antico Testamento, riferendosi al brano dell’Ecclesiastico 50 sul sommo sacerdote Simeone: « Egli rifulse nei suoi giorni come la stella mattutina in mezzo a una nuvola, e come la luna piena. E come il sole quando splende, così risplendeva nel tempio di Dio. Come l’arcobaleno che illumina le nuvole luminose, e come le rose nei giorni di primavera, come i gigli che stanno sull’orlo dell’acqua, come l’incenso profumato nel tempo dell’estate. Come un fuoco fulgido, come l’incenso che arde nel fuoco, come un vaso massiccio d’oro adorno di ogni pietra preziosa, come un ulivo che germoglia e un cipresso che si erge in alto, quando indossava il manto della gloria e si vestiva con la perfezione della potenza, quando salì al santo altare, onorò il vestibolo della santità. E quando tolse le porzioni dalle mani dei sacerdoti, stette lui stesso presso l’altare… e intorno a lui c’era l’anello dei suoi fratelli… e come il cedro del Libano, come rami di palme… nella loro gloria. E le oblazioni del Signore erano nelle loro mani davanti a tutta la comunità d’Israele, e terminato il suo servizio sull’altare per onorare l’offerta del Re Altissimo, stese la mano per fare una libagione e offrì il sangue dell’uva. Effuse ai piedi dell’altare un odore divino all’altissimo Principe… poi tutto il popolo… si prostrò con la faccia a terra per adorare il Signore Dio Vostro e per pregare l’Onnipotente Dio Altissimo, ed i cantori alzarono le voci e nella grande casa il suono della soave melodia aumentò, ed il popolo in preghiera supplicò il Signore Altissimo, fin quando il culto del Signore non fosse compiuto ed avessero terminato il loro ufficio. Poi, sceso, alzò le mani sull’assemblea dei figli d’Israele per dare gloria a Dio con le labbra e per glorificare il Suo Nome… ».

Come la dedicazione del Tempio, così anche il sacerdozio e l’ufficio sacerdotale dell’Antica Dispensazione non sono che una pallida immagine e prefigurazione di quelli della Nuova. Perché qui il sangue versato non è quello dell’uva, ma il Sangue Preziosissimo e Adorabile del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, in quanto le preghiere della nuova Dispensazione hanno effettuato la trasformazione del sangue dell’uva nel Sangue stesso di Dio.

Se la stella del mattino, la luna, l’arcobaleno, le rose, i gigli, la primavera, l’estate, l’oro e tutte le pietre preziose, gli ulivi, i cipressi, il cedro del Libano e le palme sono immagini delle glorie dell’ufficio sacerdotale del Tempio, quanto più sono immagini delle glorie dell’ufficio sacerdotale delle nostre chiese, quale esercitato nel Santo Sacrificio della Messa: glorie incomparabili, innumerevoli, ineffabili, e che trascendono intieramente la comprensione di ogni intelligenza creata.

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

La Casa e il Ministro della Santa Messa

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Nel considerare i Santi Misteri della Messa, è opportuno iniziare meditando sulla dignità della casa in cui vengono eseguiti ed il ministro dal quale vengono eseguiti. Poiché il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico, e l’Antico è rivelato nel Nuovo, guarderemo prima il Tempio e il Sacerdozio dell’Antico Testamento per farci un’idea della Chiesa e del sacerdozio del Nuovo.

Il Tempio dell’Antico Testamento e la Chiesa del Nuovo

Nel terzo libro dei Re leggiamo come il re Salomone, in occasione della Dedicazione del Tempio, offrì 22.000 buoi e 12.000 montoni. Furono macellati, purificati, smembrati e posti sull’altare. Mentre il re pregava, il fuoco cadde dal cielo e li consumò. Il Tempio fu riempito da una nuvola, nella quale apparve la gloria del Signore. Il popolo cadde per terra e adorò il Signore. Il re alzò le mani al Cielo e gridò: « Si deve dunque pensare che Dio dimora davvero sulla terra? Perché se il Cielo e il Cielo dei Cieli non possono contenerVi, tanto meno questa casa che ho costruito ».

Se tale è la gloria del Tempio di Gerusalemme, che dire della gloria delle nostre chiese? Il Tempio è consacrato dal sacrificio di animali e dall’offerta di pane e vino; nell’Arca dell’Alleanza c’era il pane. Le nostre chiese invece sono consacrate dall’olio santo e dal crisma, dall’acqua santa e dall’incenso; sono santificati da ripetuti Segni di Croce e infine dal Santissimo Sacrificio della Messa; innumerevoli sono le preghiere nell’Antica cerimonia per la Dedicazione di una chiesa.

Nel Tempio viene offerto il sacrificio di animali, qui l’Unigenito Figlio di Dio; nel Tempio si offrono pane e vino e si riserva il pane, qui si offre l’Unigenito Figlio di Dio sotto le sembianze di pane e vino, e sotto le sembianze di pane si conserva nel tabernacolo; là nel Tempio Dio dimora in senso spirituale, qui dimora sacramentalmente e Realmente nel Corpo, nel Sangue, nell’ Anima e nella Divinità: « Quam terribilis est locus iste (Genesi, 28): Quanto è terribile questo luogo, questo non è altro che la Casa di Dio e la Porta del Paradiso. » Così è detto del Tempio, e ancora con le parole di Davide: « Adorerò nel Vostro santo tempio, a Voi salmeggerò davanti agli angel i» (Salmo 137).

Ma quanto più terribile e maestosa è la chiesa, che diviene successivamente Nazaret, Betlemme, il Calvario, e il luogo dove Dio stesso dimora in tutta la Sua pienezza di Signore Risorto, la chiesa alla quale discende dal cielo per morire, accompagnato da migliaia di puri spiriti celesti, che si prostrano in adorazione davanti a Lui, offrendoGli anche il tributo delle nostre povere preghiere e intercedendo per noi nella più abietta oblazione di sé stessi. Con quale riverenza non dovremmo dunque entrare in chiesa, con quale cura evitare ogni stoltezza, ogni discorso superfluo e frivolo, gli sguardi curiosi e i pensieri irriverenti e vuoti?

+ In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.