L’uomo davanti a Dio (1)

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

In queste mese di ottobre nel quale celebriamo la festa di san Francesco che ha chiesto a Dio « Chi sei Tu e chi sono io?” meditiamo sulle riflessioni di Cornelio a Lapide sulla domanda a san Giovanni Battista « Chi sei tu? » nel commentario sul vangelo di san Giovanni: « Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: Tu, chi sei? ».

Chi sei tu? Sembra che almeno tacitamente i capi dei sacerdoti abbiano chiesto a san Giovanni se fosse il Cristo o no; perché Giovanni risponde: ‘Io non sono il Cristo’. Inoltre, sapevano che Giovanni era figlio del sacerdote Zaccaria, e quindi sacerdote Egli stesso. Quando dunque dicono « chi sei tu? » chiedono virtualmente: quale ufficio hai ricevuto da Dio? Con quale scopo Dio ti ha mandato a predicare e battezzare? Perché Dio era solito affidare i maggiori uffici ai sacerdoti.

Moralmente, ognuno si chieda spesso: chi sono?

In primo luogo, per quanto riguarda la nostra sostanza. Ascolta la tua coscienza che risponde a te stesso: il nome di Dio mio Creatore è, IO SONO QUELLO CHE IO SONO (Esodo, 3). Il mio nome dunque come creatura è « Io sono quello che non sono », perché non sono nulla di me stesso, ma dal mio nulla sono stato generato da Dio e fatto uomo. Perciò il mio corpo e la mia anima non sono miei, ma di Dio, che me li ha dati, anzi prestati. Come soleva dire san Francesco: « Chi siete Voi, o Signore? Chi sono io? Voi siete un abisso di saggezza e longanimità, e ogni bontà. Io sono un abisso di ignoranza, debolezza, di ogni male e miseria. Voi siete un abisso dell’essere, io del nulla ». Onde quando Cristo apparve a santa Caterina da Siena, disse: « Benedetta sei tu sai chi sono io e chi sei tu. Io sono Colui che è, tu sei colei che non è ».

In secondo luogo, per quanto riguarda la qualità. Chi? ovvero, di che specie sei? Risposta: per quanto riguarda il mio corpo, sono debole, misero e miserabile; quanto alla mia anima, quanto alla mia ragione, sono simile agli angeli; quanto al mio appetito sensibile e alla mia concupiscenza, sono come le bestie. Perciò seguirò la mia ragione, e così mi assimilerò agli angeli.

In terzo luogo, per quanto riguarda la relazione. Chi? ovvero, di chi sei figlio? Rispondi, io sono il figlio di Adamo, il primo peccatore, e quindi essendo nato nel peccato, vivo nel peccato e devo morire nel peccato, a meno che la grazia di Cristo non mi liberi dai miei peccati e mi santifichi e mi salvi.

In quarto luogo, per quanto riguarda l’occupazione. Chi sei tu? Di quale mestiere sei? Sono falegname, fornaio, governatore, pastore, avvocato. Vedi dunque di esercitare te stesso nella tua chiamata, qualunque essa sia, come richiede la legge di Dio, vale a dire, in modo tale che tu viva sobriamente, rettamente e devotamente in questo mondo presente, aspettando la beata speranza e la venuta della gloria del grande Dio, affinché tu possa così passare attraverso le cose temporali, da non perdere, ma guadagnare le cose eterne. Lavora, studia, vivi per l’eternità. Come san Bernardo soleva spesso dire a se stesso: « Bernardo, dimmi, perché sei qui? ». E con questo pungolo, per così dire, si mosse allo zelo per tutte le virtù.

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.