La magnanimità secondo san Giovanni della Croce

In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

5. San Giovanni della Croce si esprime allo stesso modo di santa Teresa d’Avila nel suo Prologo della Salita al Carmelo e nella Viva fiamma d’amore. Citeremo un passo della seconda opera da paragrafo 7 sulla strofa II, che descrive la virtù in questione. La intende cioè come l’amore che ricambia l’amore. La descrive come un cauterio, commentando che la piaga prodotta dal cauterio d’amore non si può curare con altra medicina, poiché lo stesso cauterio che la produce la cura: lo stesso che la cura, curante la produce; quindi ogni volta che il cauterio d’amore tocca la piaga d’amore, provoca una piaga d’amore ancor più grande, e così cura e risana quanto più piaga… La piaga è tanto grande che tutta l’anima è piaga d’amore. E così già tutta cauterizzata e fatta una piaga d’amore, è resa tutta sana nell’amore, poiché è trasformata in amore.

La magnanimità, vediamo chiaramente, non è più soltanto quella descritta da Aristotele, bensì la magnanimità infusa, cristiana, descritta da San Tommaso nella sua Somma Teologica. La magnanimità, egli dice, cerca le grandi cose degne d’onore, ma stima che in se stessi gli onori sono quasi un nulla. Non si lascia esaltare dalla prosperità, né abbattere dalle difficoltà. Ora, vi può essere quaggiù cosa più grande della vera perfezione cristiana? Il magnanimo non teme gli ostacoli, né le critiche, né il disprezzo, quando si tratta di sopportarli per una grande causa. Non si lascia intimidire affatto dagli spiriti forti, e non fa alcun caso di ciò che si dice. Fa assai più conto della verità che dell’opinione, spesso falsa, degli uomini. Se questa generosità non è sempre compresa da quelli che vorrebbero una vita più comoda, non cessa però di racchiudere in sé un valore vero e reale. E se questa generosità è unita all’umiltà, piace a Dio e non può restare senza ricompensa.

In Nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.