2. La luce dell’Incarnazione nelle tradizioni patristiche e liturgiche

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Per illustrare il mistero della concezione e del parto verginali della Madonna, adopera la Chiesa di nuovo, nella tradizione patristica e liturgica, l’immagine della luce.

Quanto alla tradizione patristica scrive san Bernardo: ‘Siccome lo splendore del sole riempie e penetra una finestra di vetro, senza infrangerla, e trapassa la sua forma solida con impercettibile sottigliezza, né nuocendola entrando, né rompendola uscendo: così il Verbo di Dio, lo Splendore del Padre, entrò nella camera verginale ed uscì dal grembo chiuso.’

Quanto alla tradizione liturgica, il prefazio delle s. Messa della Madonna utilizza l’immagine di luce per rappresentare la Natività di Colui Che è sia Figlio di Dio che Figlio della Vergine Immacolata: ‘… virginitatis gloria permanente, lumen aeternum mundo effudit, Jesum Christum, Dominum nostrum’: mentre la gloria della verginità permaneva, versava sul mondo la luce eterna: Gesù Cristo, Nostro Signore.’

Similmente, ma in modo più sviluppato, il prefazio del santo Natale dichiara: ‘Quia per incarnati Verbi mysterium, nova mentis nostrae oculis lux tuae claritatis effulsit: ut dum visibiliter Deum cognoscimus, per hunc in invisibilium amorem rapiamur.’ ‘Per il mistero del Verbo Incarnato una nuova luce della Vostra gloria ha brillato agli occhi della nostra mente: così mentre conosciamo Dio visibilmente, tramite Lui siamo rapiti all’amore delle cose invisibili’: in altre parole, noi, vedendo Dio Stesso nella Sua umanità, nella forma di Nostro Signore Gesù Cristo, siamo rapiti all’amore per Lui nella Sua Divinità. Questo passaggio dalla Umanità alla divinità che deve essere il nostro più fervoroso desiderio in ogni preghiera mentale, viene espresso nella parola del Signore Ego sum Janua, Io sono la porta, nella quale parola ci invita di passare attraverso della Sua sacratissima umanità, per entrare nella Sua Divinità.

Questo stesso prefazio si recitava, fino alle innovazioni liturgiche, anche nella festa del Corpus Domini (tra altre) per esprimere lo stesso passaggio dalle cose visibili alle cose invisibili. Si fà notare inoltre che il sacro concilio di Trento si serve di un linguaggio simile per parlare dei tratti della s. Messa come quello del silenzio del canone romano: ‘con cui le menti dei fedeli siano attratte da questi segni visibili della religione e della pietà, alla contemplazione delle altissime cose che sono nascoste in questo sacrificio.’

Quando il prefazio dice ‘una nuova luce della Vostra gloria’, parla della manifestazione della divinità in forma umana a Natale. Anteriormente, la luce di Dio aveva brillato sul mondo in altri modi: nella fede del popolo eletto e nelle grazie su di esso elargite; ma, con la nascità del bambino Gesù, ha brillato una nuova luce sul mondo, la luce per eccellenza, la stessa Luce increata di Dio.

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