La Trasfigurazione e l’Agonia nell’Orto

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Durante la Sua vita terrena, Nostro Signore Gesù Cristo nascondeva la Sua divinità, rivelandola solo due volte: al Battesimo ed alla Trasfigurazione. Al secondo avvenimento leggiamo: ‘Fu trasfigurato davanti a loro; il Suo volto brillò come il sole e le Sue vesti divennero candide come la luce… una nube luminosa Lo avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: ‘Questo è il Figlio Mio prediletto nel quale Mi sono compiaciuto.’ Qua la divinità del Signore si manifesta nella luce che è quella increata di Dio, ed, in modo trinitario, nella voce del Padre e nella nube dello Spirito Santo.

Il Signore manifesta la Sua divinità sul Monte Tabor, come più avanti manifesterà la Sua umanità nell’Orto di Getsemani. I testimoni sono gli stessi, i discepoli privilegiati: san Pietro, ed i fratelli san Giovanni e san Giacomo. Testimoniando gli avvenimenti sul Monte Tabor e nell’orto di Getsemani imparano in modo più potente e più eloquente che non con parole: ovvero che Gesù Cristo è allo stesso tempo Dio e Uomo, per poter prendere coraggio quando soffrirà, e speranza quando morirà.

Nell’Orto degli Ulivi, commenta Teofilatto, Gesù ‘porta con Sé solamente i tre discepoli che avevano contemplato la Sua gloria sul Monte Tabor, affinché coloro che videro la Sua potenza mirassero anche la Sua tristezza e scoprissero, in quella afflizione, che Egli era vero uomo. E poiché aveva assunto tutta quanta l’umanità, assunse anche i tratti caratteristici dell’uomo: il timore, l’angoscia, la naturale tristezza: è infatti logico che gli uomini vadano alla morte contro la propria volontà.’

Se il Signore manifesta la Sua divinità ai discepoli per rinforzarli quando Lui soffrirà, bisogna constatare che non saranno all’altezza di questo compito nel tempo della Passione. Perché quando li lascierà nell’Orto, chiedendoli di pregare e di vegliare con Lui, si addormenteranno, mentre Lui veglia, prega, e viene preso dalla tristezza, dall’angoscia, e dall’agonia, fino a venire bagnato di un sudore di sangue alla vista dei peccati che gli uomini avevano commessi e che commetterebbero fino alla fine dei tempi, e alla vista dei peccatori che non si sarebbero convertiti malgrado tutte le Sue sofferenze.

Va dai Suoi discepoli e li trova che dormono, e dice: ‘Così non siete stati capaci di vegliare neppure un’ora con me?’ Mi sono rivelato a voi, e voi sapete che sono Dio. Vi ho creati; Mi sono appena dato a voi nella santa Comunione; vi ho promesso il cielo. Adesso porto su di Me tutti i vostri peccati assieme a quelli dell’umanità intiera, e vi chiedo di vegliare un’ora con Me: non per soffrire con Me le pene che voi anche avete meritato, ma solo per tenerMi compagnia, come si farebbe ad un amico – e non siete stati capaci? Era troppo per voi?’

Non cerca una risposta, perché sa tutto, come san Pietro Glielo dirà, ma cerca di toccare la coscienza, di far chiedersi i discepoli : ‘Potevo vegliare? per ammettere che non lo avevano voluto e per fare il proponimento in seguito di vegliare per il futuro.

‘Non siete stati capaci di vegliare neppure un’ora con Me?’ E’ la domanda che risuona attraverso i secoli e viene rivolta anche a noi. Il Signore ha rivelato anche a noi la Sua divinità e la Sua umanità: non agli occhi del corpo, bensì a quelli dello spirito: nella Fede. Si è rivelato come Luce divina che abbiamo professato nel credo: lumen de lumine; si è rivelato come Figlio del Padre: ex Patre natum ante omia saecula; si è rivelato nel Suo rapporto allo Spirito Santo: qui ex Patre Filioque procedit; si è rivelato come uomo che ha sofferto e che è morto per noi: crucifixus etiam pro nobis, sub Pontio Pilato passus.

E noi, dunque, sapendo chi è Lui, abbiamo vegliato un’ora con Lui? – quell’ora della santa Messa domenicale, quando si immola per noi di nuovo: crucifixus etiam pro nobis. Abbiamo vegliato con Lui davanti al tabernacolo quando gli altri L’hanno abbandonato? Gli abbiamo tenuto compagnia là nel tabernacolo nel Suo stato di immolazione, come Corpo privo di sangue? Siamo stati capaci di vegliare con Lui per quell’ora che è la nostra vita povera e breve quaggiù, nel senso che ci ammonisce: ‘Vegliate perché non sapete nè il giorno nè l’ora’?, nel senso di condurre una buona vita nella Sua Grazia e nella Sua presenza, senza addormentarci nel peccato?

Lui ci pone questa domanda per toccare le nostra coscienza, affinché possiamo dire anche noi: ‘Sì, avrei potuto vegliare ma non l’ho fatto; adesso però voglio vegliare e non addormentarmi più, come i discepoli ai quali è tornato ben due volte il Signore e ha trovato che dormivano. Sì, voglio vegliare, assistere alla santa Messa con attenzione, andare a trovarLo in chiesa, meditare la Sua Passione e tutto ciò che ha sofferto per amore di noi. Amen.

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen