Cap. 21. La Santa Messa – un Sacrificio di Petizione.

Rev. Nicholas Gihr

Infine, che la Messa sia anche il più potente ed efficace Sacrificio di impetrazione, è incontestabilmente chiaro dalla dottrina e dalla pratica della Chiesa. Essa ha dichiarato che la Santa Messa non può essere offerta solo per la remissione dei peccati e la soddisfazione dovuta con la loro punizione, “ma anche per tutte le altre necessità, cioè per ottenere tutto ciò di cui abbiamo bisogno nell’ordine della grazia e della salvezza. Basta una rapida occhiata alle varie liturgie per convincerci che la Santa Messa è sempre stata considerata ovunque come il mezzo più efficace per ottenere assistenza in tutte le necessità e le preoccupazioni della vita. Ora ci resta solo da spiegare in che modo la Santa Messa agisce e quali effetti ha come sacrificio di petizione.

  1. Come Sacrificio di petizione la Santa Messa produce i suoi effetti attraverso la preghiera (per modum orationis vel impetrationis); l’offerta della Messa è, cioè, essenzialmente preghiera o vera petizione, e, quindi, proprio per indurre il cuore del Padre Celeste ad impartirci la ricchezza delle Sue grazie e benedizioni. Sull’altare, Gesù Cristo come Sommo Sacerdote si offre e intercede in nostro favore, presentando e offrendo all’Eterno Padre la sua dolorosa morte e tutti i suoi meriti, per indurlo a comunicarci i suoi doni. Sotto questo aspetto, il frutto irnpetratorio del Sacrificio Eucaristico origina ex opere operato; poiché ha il suo fondamento nella celebrazione del Sacrificio, negli atti e meriti di Gesù Cristo, e non nella devozione del sacerdote che celebra né dei fedeli per i quali viene offerto.

Gli effetti impetratori seguono infallibilmente, – o no? A questa domanda si risponde in vari modi, ma la differenza sta più nell’espressione che nella materia stessa. L’efficacia propiziatoria della Messa è infatti più certa di quella impetratoria; ma anche quest’ultima può essere chiamata infallibile – cioè, quando esistono tutte le condizioni necessarie. Nel caso in cui l’una o l’altra delle condizioni manchi, non otteniamo i favori desiderati. – Soprattutto, è necessario che l’oggetto della nostra petizione sia conforme alla volontà di Dio, cioè che si armonizzi con l’economia divina e l’ordine super-naturale della salvezza. E spesso non è così, in quanto i fedeli si sforzano di ottenere frutti speciali dalla Messa; “perché non sappiamo come dovremmo pregare per pregare come si conviene (Rm 8, 26). Ma quelle grazie che il nostro Salvatore vuole donarci e applicarci, le otteniamo sempre in modo infallibile, a condizione che non poniamo ostacoli sulla strada: Egli vuole procurarci solo tali favori, come Dio è disposto a concederci. Ciò che Cristo chiede in nostro favore, Egli lo ottiene sempre: la sua volontà non può mai essere incompiuta. Se Egli vive sempre nella gloria del Padre, per intercedere per noi: quanto più Egli, nel Suo carattere e ufficio di “Sommo Sacerdote di Dio misericordioso e fedele,” impiega in nostro favore il Suo onnipotente aiuto in quel momento e in quell’ora in cui Egli è misticamente immolato come vittima sull’altare! Allora Egli, come “nei giorni della Sua vita nella carne,” invierà preghiere e suppliche a Dio, e “a causa della Sua riverenza e dignità Egli sarà ascoltato” (Eb 5, 7). Sì, il Padre ascolta Lui (Gv 11, 42); perché nella Messa Cristo Gli offre sempre di nuovo il prezzo della Sua vita divino-umana, il Suo Sangue, le Sue ferite, il Suo amore, la Sua obbedienza, la Sua umiltà, – in breve, l’intero tesoro incommensurabile dei Suoi meriti, che Egli ha accumulato dal presepe alla Croce: non dovrebbe il Padre Celeste, a guardare il volto del Suo Cristo (Sal 83, 10), per amor Suo concederci favori e benedirci con ogni benedizione celeste? Il Signore non prega per le grazie, come noi; Egli ha piena pretesa su di esse, dal momento che le ha meritate. Poiché queste grazie sono tanto più l’effusione della più pura bontà e misericordia del Signore, più alto e più doloroso è il prezzo con cui Egli le ha acquistate per noi, così immeritevoli di favore.

Per ottenere una sovrabbondanza di grazia da Dio attraverso il Sacrificio Eucaristico, la Chiesa, il sacerdote e i fedeli offrono la Messa, unendo le loro richieste ad essa. Senza dubbio il risultato delle petizioni che sono portate e sostenute in virtù del Sacrificio Eucaristico, è meno ingannevole di quella di una semplice preghiera. Perché all’altare non siamo soli a gridare dal profondo della nostra miseria e povertà al trono di Dio, ma è Cristo, il nostro Capo e Mediatore, che prega e offre con noi e per noi. Sì, non ci limitiamo a implorare, ma allo stesso tempo offriamo al Padre Eterno il più prezioso dei doni – il Corpo e il Sangue del Suo amato Figlio, per muoverLo, con questa offerta, per impartirci, secondo la misura della Sua misericordia, ogni sorta di benedizione. Nonostante tutto ciò, la grazia implorata viene talvolta negata. Ma anche in questo caso, possiamo essere sicuri che la Messa non è stata del tutto priva di frutti ed effetti; al posto del dono desiderato, ne riceviamo un altro migliore e più fruttuoso per noi. Anche se non siamo ascoltati secondo il nostro desiderio, tuttavia questo condurrà alla nostra salvezza. ‘Il Signore o ci dà ciò che chiediamo, o ci concede qualcos’altro che sa che sarà più vantaggioso per noi”. – Perciò il frutto sacrificale che, secondo le nostre vedute ristrette, ci attendiamo non viene sempre concesso, ma ci viene donato un altro più adatto; quindi Dio non sempre dà le grazie della Messa nel momento in cui le desideriamo, ma in un altro momento migliore, quando piace a Lui. “Alcuni doni non ci vengono rifiutati, ma concessi in un momento più opportuno”. Se, quindi, non poniamo ostacoli sul cammino, ma ci prepariamo degnamente, otteniamo sempre qualche frutto salutare a causa del potere impetratorio del Sacrificio della Messa.

  1. In generale, si può dire che la Messa come Sacrificio di petizione ha esattamente gli stessi effetti della preghiera: sia la preghiera che il Sacrificio possono ottenere tutti i doni per noi ed evitarci ogni male. – L’oggetto di una preghiera di petizione può anche essere il frutto della petizione del Sacrificio Eucaristico, purché promuova direttamente o indirettamente l’onore di Dio e sia benefico per la nostra salvezza. È principalmente attraverso il canale della Messa che ci fluiscono doni soprannaturali o spirituali, che appartengono all’ordine della grazia; doni naturali e temporali, se qualcosa di spirituale per l’anima o qualcosa di materiale per il corpo, può essere richiesto e ottenuto solo in funzione della salvezza eterna e subordinatamente al nostro fine ultimo. Il Sacrificio della Messa attira sull’anima la luce e la rugiada del Cielo, affinché tutti i frutti dello Spirito Santo – “carità, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà, longanimità, mitezza, fede, modestia, continenza, castità” (Gal 5, 22-23) possano in essa raggiungere la loro più bella fioritura e maturazione. La Messa ottiene la grazia, la forza e il coraggio di compiere buone opere, di vincere la carne e la sua concupiscenza, di disprezzare il mondo con le sue lusinghe e le sue insidie, di resistere agli attacchi di Satana, di sopportare non solo pazientemente, ma con gioia e ringraziando Dio, le difficoltà e i problemi, le sofferenze e i mali di questa vita, per combattere la buona battaglia, per portare a termine la nostra corsa e perseverare fino alla fine nella via della salvezza, e così conquistare la corona della vita e della gloria eterna.

Ma dalla Santa Messa non ci giungono solo tesori di grazia, non solo ricchezze soprannaturali e imperiture, ma anche benefici e benedizioni temporali. Tuttavia, sapendo che non può con maggior sicurezza portare al possesso del cielo, la fortuna o la sfortuna, la gioia o il dolore, la salute o la malattia, una vita lunga o breve, dovremmo rivolgere tali richieste a Dio solo condizionatamente, sottomettendo la nostra volontà alla sua paterna saggezza e bontà. “Mostra la tua via al Signore e confida in Lui, ed Egli agirà” (Sal 36, 5). Voi desiderate per mezzo della Messa ottenere il ripristino della salute, ma invece nostro Signore vi dà il dono della pazienza e del distacco da ciò che è terreno; non è questo un dono più prezioso? Nel Messale troviamo diverse preghiere: per l’assistenza, per la sicurezza nei pericoli, per la liberazione dalla sofferenza e dalla tribolazione; in queste preghiere, la Chiesa rivela allo stesso tempo lo spirito con cui prega, subordinare il temporale e terreno all’eterno e celeste.

Questi frutti impetratori della Messa ci vengono impartiti con generosità, più i nostri cuori sono aperti ad essi, più sono disposti a riceverli in modo degno; quindi dobbiamo preparare i nostri cuori a riceverli con una purificazione del nostro essere con la penitenza, ritirando i nostri affetti dalle cose terrene e infiammando i nostri desideri per i beni celesti.

  1. I pericoli e i conflitti del nostro pellegrinaggio terreno sono molteplici. I bisogni dell’uomo sono molti, la sua povertà è grande. Eppure, ecco! tutti coloro che sono stanchi e pesantemente carichi trovano all’altare ristoro, sicurezza e assistenza in tutte le necessità dell’anima e del corpo. La Santa Messa è un oceano di grazia: perché, allora, qualcuno dovrebbe andarvi nel bisogno? È una fonte inesauribile di benedizioni, dalla cui pienezza possiamo, per quanto nelle nostre possibilità e secondo il nostro bisogno, attingere grazia su grazia. Per mezzo di questo Sacrificio siamo diventati ricchi in tutte le cose, in modo che nessuna grazia ci manchi (1 Cor 1, 4-7). Quindi, dovremmo usare in tutta gratitudine e con santa gioia le inesauribili ricchezze della misericordia divina, presentate sull’altare e messe a nostra disposizione. Ma dovremmo sforzarci di acquisire non solo i beni terreni e deperibili, non semplicemente “la rugiada del cielo e la grassezza della terra e l’abbondanza di grano e vino” (Gn 27, 28), ma soprattutto di soddisfare la sete e il desiderio di beni soprannaturali ed eterni, di arricchirci con tesori che “né la ruggine né la tarma consumano, e dove i ladri non irrompono, né rubano” (Mt 6, 20). Preghiamo per ciò che conduce veramente alla nostra salvezza e felicità, per ciò che può far avanzare il regno di Dio dentro e intorno a noi. Come dice San Gregorio, “È volontà del Signore, che Lo amiamo al di sopra di tutto ciò che Egli ha creato, e che Lo imploriamo di concederci i beni eterni, piuttosto che quelli terreni”.

Non dovremmo mai “separare le nostre preghiere da Gesù Cristo, che prega per e in noi, e al quale noi rivolgiamo la preghiera; Egli prega per noi come nostro Sommo Sacerdote; Egli prega in noi come nostro Capo; noi Lo preghiamo come nostro Dio”. Questo avviene in modo perfetto durante la celebrazione della Santa Messa. Uniamo quindi le nostre richieste e suppliche con il Sacrificio e la mediazione di Gesù Cristo. Perché, sostenute dalla Sua immolazione e dai Suoi meriti, le nostre preghiere saranno più utili ed efficaci, avranno una risposta più rapida e perfetta. Ma la nostra preghiera deve essere fatta correttamente; deve essere fatta con fede e fiducia, con umiltà e perseveranza, in modo che possa penetrare le nubi e, in unione con il Sacrificio Eucaristico, salire al trono dell’Altissimo. “Riflettete su come Dio ascolta più facilmente le preghiere del sacerdote durante la Santa Messa che in qualsiasi altro momento. Egli impartisce in ogni momento le Sue grazie, tutte le volte che gli vengono chieste attraverso i meriti di Gesù Cristo, ma durante la Messa le dispensa in misura più abbondante; perché le nostre preghiere sono poi accompagnate e sostenute dalle preghiere di Gesù Cristo, e acquisiscono attraverso la Sua intercessione un’efficacia incomparabilmente più grande, perché Gesù è il Sommo Sacerdote che si offre nella Messa per ottenere la grazia per noi. Il tempo della celebrazione della Messa è l’ora in cui nostro Signore siede su quel trono di grazia al quale, secondo il consiglio dell’Apostolo, dovremmo avvicinarci per trovare misericordia e aiuto in tutte le nostre necessità. Anche gli angeli attendono con ansia il tempo della Santa Messa, affinché l’intercessione che poi ci fanno sia più utile e accettabile davanti a Dio; e ciò che non otteniamo durante la Santa Messa, non possiamo aspettarci che ci sia concessa in un altro momento” (S. Alfonso Maria de’ Liguori).

  1. Così il Santo Sacrificio della Messa è l’espressione più profonda e significativa di tutte le nostre richieste e intercessioni nelle preoccupazioni spirituali e temporali. Lo offriamo quando siamo gravati da avversità di ogni genere, implorando consolazione e assistenza da Colui che per noi ha sofferto tanto dolore e pena. Lo offriamo quando il Signore nella Sua giusta ira, provocato dai nostri peccati, ci visita con i Suoi castighi, colpisce i nostri campi con la siccità, distrugge i nostri raccolti con la pioggia e le inondazioni, e imploriamo dalla Sua paterna Bontà che a tempo debito doni alle nostre terre il sole e la pioggia necessari. Quando l’Angelo della Morte si muove tra noi in tempi di contagio, offriamo la Santa Messa, implorando in essa il Signore della vita e della morte che Egli trattenga gli orrori della morte. Offriamo il Santo Sacrificio a nome dei fedeli che alla presenza di Dio e della Chiesa si impegnano nel sacro vincolo del matrimonio, implorando per loro la grazia della fedeltà e dell’amore e tutte le benedizioni di un’unione cristiana per tutta la vita e fino alla morte. Lo offriamo quando i nostri giovani leviti sono scelti per il servizio dell’altare del Signore mediante l’imposizione delle mani; e quando quelli scelti tra i sacerdoti sono consacrati all’ufficio di capo pastore, in ciò imploriamo per loro l’assistenza del grande Pastore delle anime (1 Pt 2, 25), che in parole e azioni possano essere buoni pastori e degni dispensatori dei misteri di Dio, ed essere in grado di essere sottoposti al giudizio il giorno della resa dei conti. Lo offriamo per i nostri fratelli che il nostro Signore ha chiamato da questo mondo, implorando dal Giudice dei vivi e dei morti, che Egli sia misericordioso verso le loro anime e conceda loro il riposo eterno. Lo offriamo per tutti i fedeli, affinché Dio possa impartire loro grazia e benedizione e ammetterli al regno eterno del cielo. (Cf. Geissel I, p. 460 e segg.).

Segue il cap. 22 – I Partecipanti ai Frutti della Messa.