I misteri gaudiosi

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Meditiamo i misteri gaudiosi del santo Rosario, ispirati dai testi di sant’ Alfonso de’ Liguori presi dal suo libro ‘Le glorie di Maria.’

  1. L’Annunziazione

Fu rivelato ad una certa monaca che l’Arcangelo Gabriele era venuto portando la sua grande ambasciata proprio mentre la Madonna stava sospirando e pregando Iddio con maggior desiderio di mandare al mondo un Redentore.

L’Arcangelo entra e dice: ‘Ave, piena di Grazia, il Signore è con te.’ Come ha reagito a questo saluto del tutto straordinario? Leggiamo che la Madonna fu turbata a queste parole  –  non turbata alla vista di un angelo, o ad un avvenimento così eccelso, bensì  turbata alle sue parole – ovvero alle lodi così eccelse espresso in esse. Come ha detto a santa Brigida: ‘Non volevo la mia lode, ma solo quella del Creatore e del Datore di ogni bene: Volevo solo che Lui fosse lodato e benedetto.’

Qua, dunque, la Madonna rivela la sua profonda umiltà, e quando l’Arcangelo spiega il progetto di Dio per lei, rivela inoltre la sua perfetta obbedienza: ‘Ecco l’ancella del Signore, facciasi di me secondo la tua parola.’

E appena proferite quelle parole, subito il Figlio di Dio divenne anche il figlio di Maria. ‘O fiat potente’ esclama san Tommaso da Villanova, ‘o fiat efficace, o fiat sopra ogni altro venerando! perché cogli altri fiat Iddio creò la luce, il cielo, la terra, ma con questo fiat di Maria, un Dio divenne uomo come noi.’

  1. La Visitazione

La scena cambia e ci troviamo in viaggio con la Beatissima Vergine Maria verso la casa della sua cugina, santa Elisabetta. La santa carità la spinge ad andare frettolosamente nella montagna per essere vicina a sua cugina nel tempo della sua gravidanza.

‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno’ esclama santa Elisabetta. La salute con lode, come lo aveva fatto l’Angelo. Ma la santissima Vergine ci rivela di nuovo la sua profonda umiltà: Non trattenendosi su queste grandi lodi, lei rivolge la nostra attenzione piuttosto su dio stesso, Creatore e Datore di queste grandi cose: ‘Magnificat anima mea Dominum: l’anima mia magnifica il Signore, ed il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore…’

Ora, questa Visitazione di Maria (come spiega sant’Alfonso) porta un cumulo di grazie alla casa di Elisabetta: Lei fu ripiena dello Spirito santo ed il suo figlio, san Giovanni Battista, viene santificato già nel suo grembo. Queste grazie, che sono le prime che sappiamo essersi fatte sulla terra dal Verbo Incarnato, sono un modello per tutte le altre, in quanto passano attraverso la santissima Vergine Maria: perché tutte le grazie che abbiamo ricevute e riceveremo passano attraverso le mani immaculate di nostra Regina Maria, Mediatrice di tutte le grazie.

  1. La Natività

Ecco la santissima Vergine accanto al suo Figlio Divino, adesso manifestato agli uomini. I pastori hanno raccontato alla Sacra Famiglia come un angelo gi aveva proclamato che: ‘Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore’, e come poi una moltitudine dell’esercito celeste era apparsa che lodava Dio e diceva: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.’

Questa volta non sono rapportate parole della Madonna: leggiamo solo che: ‘Maria da parte sua serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.’ La vediamo piuttosto assorta nella contemplazione delle cose di Do, di Dio che adesso lei può tenere nelle sue braccia immaculate; la vediamo come la possiamo immaginare prima della Annunziazione e della Visitazione: in silenzio, raccolta, pregando, tutta la sua bell’anima concentrate e protesa verso Dio, il suo Salvatore.

Prendiamo questa figura serena della Madonna assorta nella contemplazione come modello della propria preghiera.

 

  1. L’Offerta di Gesù nel Tempio

Nel quarto e nel quinto mistero subentrano elementi di sofferenza nei misteri gaudiosi, anticipando le sofferenze che mediteremo nei misteri dolorosi: di fatti solo i misteri gloriosi sono esclusivamente gaudiosi.

Le sofferenze di questa Madre così buona e così devota non tarderanno, dunque, a venire. Ecco nel quarto mistero il profeta Simeone nel Tempio, che dopo aver ricevuto il divin Figlio tra le braccia, le predice che quel suo Figlio dev’essere ‘il segno di contradizione e di persecuzione degli uomini, e che perciò la spada del dolore deve trapassarle l’anima.

La stessa Vergine disse a santa Matilda che a questo avviso del profeta Simeone, tutta la sua allegria se le convertita in mestizia, sapendo adesso in particolare e più distintamente le pene e la morte spietate che aspettavano il povero Figlio.

Rivelò la Madonna a santa Brigida che, vivendo in terra, non aveva infatti un’ora in cui questo dolore alla sofferenza del suo Figlio, non la trafiggesse: ‘NutrendoLo, pensavo al fiele ed all’aceto; rivolgendoLo nelle fascie, pensavo alle funi con le quali sarebbe legato portando la croce su cui sarebbe crocifisso; e Lo figuravo morto, quando Lo vedevo addormentato. Ed ogni volta che Lo vestivo della Sua tunica, pensavo che un giorno Gli sarebbe stata strappata da sopra per crocifiggerLo; e quando miravo quelle Sue sacre mani e piedi, pensavo ai chiodi che L’avevano da trafiggere: I miei occhi’, disse a santa Brigida, ‘si riempivano di lagrime, ed il mio cuore fu straziato dal dolore.’

  1. Lo Smarrimento di Gesù

Nel quinto mistero meditiamo lo smarrimento di Gesù.

Sant’Alfonso scrive: ‘Chi nasce cieco poco sente la pena d’essere privo di vedere la luce del giorno, ma a chi un tempo ha avuto gli occhi e goduta la luce, troppo duro poi si rende con la cecità il vedersene privo.’ E così era per la santissima Vergine Maria che, avendo conosciuto Dio, che è la luce increata, nella persona del Suo Figlio, ne venne privata.

Origine dice che per l’amore che questa santissima Madre portava al suo Figlio, patì più in questa perdita di Gesù, che qualunque martire non abbia sofferto di dolore nella sua morte. La sofferenza era particolarmente acuta, dice un pio commentatore, in quanto la sua umiltà le faceva credere essere indegna di starGli più vicino ad assisterGli in questa terra ed avere cura di un tanto tesoro – pensava forse che lei abbia commessa qualche negligenza per cui Egli l’aveva lasciata.

Sant’Alfonso conclude: ‘Infelice e misere veramente sono quell’anime che hanno perso Dio. Se pianse Maria la lontananza del Figlio per tre giorni, quanto dovrebbero piangere i peccatori che hanno persa la divina grazia, a cui dice Dio: ‘Voi non siete il mio popolo, ed io non sarò Vostro Dio’ (Osea).

Carissimi fedeli, se qualcuno che legge queste parole non sia nello stato di grazia, che provi a ricuperarla quanto prima; altrimenti preghiamo di non perderla mai, assieme alla dolce presenza del Signore nel cuore. Ma ancor più preghiamo di avvicinarci sempre di più a Dio, secondo l’esempio della santissima Vergine Maria: la nostra Amica, la nostra Madre, la nostra Regina. Amen.