La Natività

Untitled we+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

La Beata Vergine, nell’episodio della Natività, “meditava tutte queste cose nel suo cuore”. La parola latina “conferens” suggerisce di fare dei paragoni, tra l’umano e il Divino: l’umano nella nascita di un bambino umano da una madre umana, nelle più povere e meschine condizioni; il Divino nella nascita di un Dio annunziata da un Arcangelo, predetta dalla concezione e dall’esultanza in grembo di San Giovanni Battista, dalle profezie di S. Elisabetta e S. Zaccaria, dalla moltitudine degli angeli e dalla stella.

E tra i segni dell’azione divina possiamo includere anche il carattere del parto in se stesso, e la presenza di angeli ministri.

Il parto non violò l’integrità verginale della Madre, così come non lo fece la Concezione, in quanto la Madre di Dio è perpetuamente Vergine: prima, dopo, e durante il parto; né il parto fu in modo veruno doloroso, perocchè i dolori delle nostre doglie non furono ereditati dalla Nostra Madre Santissima, in quanto ella era immune da ogni macchia del Peccato Originale. Perché laddove Eva, la madre di morte, partorì nel dolore come pena per il Peccato, la Beata Vergine, la Madre della Vita, partorì nella gioia, esente da ogni peccato.

La Madonna rivelò a Santa Brigida: “Egli uscì dal mio chiuso grembo verginale con indicibile gioia ed esultanza… io lo partorii… inginocchiata da sola in preghiera nella stalla. Perché con tale esaltazione e letizia dell’anima io l’ho partorito, ché non ebbi alcun travaglio né provai dolore veruno, ma subito Lo avvolsi nelle vesti pulite che io avevo già da lungi preparate”. Nel Discorso Angelico leggiamo: “Inoltre, quando il Figlio di Dio fu concepito, Egli entrò nell’intero corpo della Vergine con la Sua Divinità, cosicché, quando nacque con la Sua umanità e la Sua Divinità, Egli uscì versato attraverso il suo corpo, siccome tutta la dolcezza esce interamente dal seno della rosa, rimanendo la gloria della verginità nella Madre Sua”.

Dove si fermò Nostro Signore al momento della Sua nascita? Barradio asserisce ch’Ei s’adagiò sul terreno a cagione della Sua Divina umiltà, mentre, secondo una tradizione riportata dal Ribadaneira, la Beata Vergine non appena vide Cristo, fu colta da gran meraviglia per il Dio fatto uomo, e si prosternò a terra davanti a Lui, e con la più profonda riverenza e gioia del cuore Lo salutò con queste parole: “Tu sei venuto da me, che tanto Ti ho desiderato, o mio Dio! Mio Signore! Mio Figliuolo!”, non dubitando affatto di esser stata compresa da Lui, pur Bambino quale Egli è, e che ella dunque Lo adorò, baciandogli i piedi in quanto Egli era il suo Dio, le mani in quanto Egli era il suo Signore, il Suo volto in quanto Egli era il suo Figliuolo. Altri sono invece dell’opinione che Egli fu posto dagli angeli nelle braccia della Sua Beatissima Madre; altri ancora, tra cui S. Brigida e il padre Cornelio a Lapide, affermano che il Divino Bambino si alzò con la Sua stessa forza e si mise tra le braccia della Sua dolcissima Vergine Madre.

Per quanto riguarda la presenza di angeli ministri, padre Cornelio a Lapide commenta giustamente: “Se le stelle del mattino lodavano Iddio e tutti i Suoi Figli (ovverosia gli Angeli) si rallegravano della creazione del mondo, come dice Giobbe (38,7), quanto più devono aver gioito al momento dell’Incarnazione e della Natività del Verbo? Infatti, S. Paolo afferma (Eb 1,6): Quanto il Padre fece nascere il Suo primogenito nel mondo, Egli ordinò che tutti i Suoi Angeli Lo adorassero”. E possiamo facilmente immaginare che non solo nel cielo sopra i pastori, circondato da una nuova e maestosa luce divina, ma certamente pure nella stalla di Betlemme le schiere degli Angeli lo adorassero.

E lo stesso padre Cornelio a Lapide commenta: “Tutti gli Angeli accompagnarono Cristo loro Dio e Signore sulla terra, al modo in cui tutte le corti reali accompagnano un Re quando si reca da qualche parte. Provavano meraviglia del Dio Incommensurabile, come se si trovassero ridotto a concepibili dimensioni in una luce immensa, e Lo veneravano e Lo adoravano… E così avvenne che questa stalla era come se fosse diventata l’alto cielo del Paradiso, piena di Angeli, di Cherubini e di Serafini, i quali, lasciando il Cielo, venivano in terra ad adorare il loro Dio fatto uomo. Siffatta era l’opera dell’Incarnazione e della Natività del Verbo, finora inconcepibile, così come era del tutto incredibile per gli Angeli, in quanto era l’opera suprema e conveniente della Divina Potenza, Saggezza, Giustizia e Clemenza, la quale supera ogni capacità di comprensione degli uomini e degli Angeli.

E così la Madonna, nel silenzio, nella sua verginale modestia, nella sua celeste prudenza, nella sue quanto mai salde Fede e Speranza, contemplava tutte queste cose, sia umane che Divine, paragonando i segni di profondissima umità che vedeva con quanto ella conosceva della Suprema Maestà di Dio: la stalla con il cielo; le fasce con l’abito meraviglioso di cui è rivestito Colui che è “coperto di luce come da una veste” (salmo 104); la culla con il trono dell’Altissimo; le bestie con i Serafini: vedendo in esse tutta una meravigliosa armonia, tale da confermare la sua Fede, che l’unico Figlio di Dio, Quello che da Lei nacque, il Quale avrebbe, nel corso del tempo, sviluppato e portato a compimento suddetti misteri nella Redenzione del mondo.

E proprio come la Rivelazione di Dio sotto le spoglie di un bimbo neonato suscita meraviglia negli Angeli per la sublime novità, così eleva il cuore dell’umanità, e soprattutto della Madonna, all’adorazione della Divinità, siccome canta la Chiesa nel Prefazio di Natale: “Poiché dal mistero del Verbo Incarnato, la nuova luce del Vostro splendore rifulgette agli occhi della nostra mente, sicché, mentre venivamo a conoscere Dio visibilmente, siamo rapiti dal desiderio per le cose invisibili”. E così la Beata Vergine, tutti gli Angeli e gli uomini gioiscono assieme, e così anche noi, cari fedeli, gioiamo insieme e ringraziamo Iddio per esser venuto sulla terra per amor nostro, sicché pure noi possiamo amarLo come un piccolo bambino, come il nostro Dio, il nostro Redentore, il nostro Bene Infinito.

(Traduzione a cura di Traditio Marciana)