L’Addolorata

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+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen

I dolori dell’ Addolorata, Regina dei martiri, che lei poteva sopportare solo tramite una grazia particolare di Dio, erano più grandi di quelli di tutti gli altri martiri insieme. Un teologo sostiene che una sola goccia di questi dolori avesse bastata ad annichilare in un momento tutti gli esseri razionali: tutti gli angeli e gli uomini.

Perché ha dovuto soffrire, e tanto soffrire? Ha dovuto soffrire in virtù della sua collaborazione alla salvezza del genere umano. Conveniva, cioè, che lei, che da mediatrice di tutte le grazie, partecipava alla salvezza dell’uomo, partecipasse altrettanto ai mezzi della salvezza: ossia alla Passione ed alla Morte di Nostro Signore Gesù Cristo.

Perché ha dovuto tanto soffrire? ossia fino al grado che la Madonna stessa viene considerata come un mare, o oceano, di amarezza, secondo un’ interpretazione del suo nome Maria: mare amarum, ricordando la parola di Geremia: Magna est enim velut mare contritio tua. Il motivo per la grandezza della sua sofferenza sta ovviamente nella sua compassione materna per il suo Figlio.

La sofferenza della Madonna, essendo una partecipazione alla sofferenza del suo Figlio, costituisce, nel vero senso del termine, una compassione, o com-passione per Lui. Ora chiaramente più grande è l’amore che una persona possiede per un’altra persona, più grande è la sua compassione per lei. L’amore di una madre per un figlio, meramente sul livello naturale, è già uno degli amori più grandi che ci sia; ma pure sul livello naturale la Madonna aveva un amore materno per il suo Figlio più grande di tutte le altre madri, avendoGli elargito da sola tutta la Sua Umanità, senza il contributo di un padre terreno.

Ma questo suo amore materno per Lui come uomo fu infinitamente elevato dal suo amore per Lui come Dio, nel quale, per così dire, si scioglieva intieramente. Il suo amore per Dio era, ed è, l’amore più grande mai posseduto da una creatura sia umana che angelica, e questo spiega infine la grandezza della sua compassione per Lui nella Sua Passione ed anche nella Sua Morte, che lei esperimentava altrettanto, in modo puramente spirituale. La sofferenza della Madonna viene poi ineffabilmente intensificata dalla purezza e la finezza sensibile del suo cuore immacolato.

Un esempio della sua compassione per Nostro Signore Gesù Cristo nella Sua Passione e Morte si vede mentre sta presso la Croce: Stabat Mater doloros juxta crucem lacrimosa dum pendebat Filius. Lei, guardando il suo Divin Figlio, assume in sé la Sua sofferenza, Egli, invece, guardando lei, assume in Sé la sua compassione come la propria sofferenza, che poi affluisce di nuovo su di lei e così via, come onde reciproche in un oceano di dolore amaro e profondamente tumultuoso.

Così ha meritato la santissima Madonna ad essere collaboratrice alla salvezza del genere umano, come pure Consolatrix afflictorum: colei presso la quale possiamo trovare rifugio e consolazione per le nostre ferite morali e spirituali: dove la sofferenza maggiore comprende e solleva la sofferenza minore: sotto il manto che avvolge tutta l’umanità; nello stesso dolce abbraccio materno che ricevette il corpo morto del Divin Figlio dalla Croce; nelle profondità insondabili e dal dolore scavate del Cuore Immacolato di Maria.

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen