L’uscire dal Padre ed il tornare a Lui

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

‘Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre’. Il Signore parla con queste parole del Suo uscire dal Padre al momento dell’Incarnazione e del Suo ritorno a Lui all’Ascensione. Parla del Suo rapporto col Padre nella Sua umanità, immagine del Suo rapporto col Padre nella Sua Divinità all’interno della Santissima Trinità: dove c’è un procedere dal Padre al Figlio, ed un procedere dal Figlio al Padre.

Come il Signore esce dal Padre e torna a Lui nella Sua umanità, anche noi usciamo dal Padre e torniamo a Lui. Usciamo dal Padre e veniamo nel mondo al nostro concepimento; torniamo al Padre e lasciamo il mondo alla morte.

Come il Signore è Figlio del Padre, anche noi siamo figli del Padre: Lui è Figlio di Dio secondo la natura, la natura Divina, la Divinità; noi invece lo siamo secondo l’adozione, secondo l’incorporazione in Cristo tramite il battesimo.

All’interno della Santissima Trinità Nostro Signore Gesù Cristo si unisce al Padre nell’amore, nel procedere dello Spirito Santo; nella Sua vita terrena va al Padre per mezzo dell’amore: per mezzo della vita intera vissuta per amore del Padre.

Anche noi andiamo al Padre, torniamo al Padre, per mezzo dell’amore. Non basta il battesimo: non basta l’incorporazione a Lui, Corpo Mistico, ovvero alla Chiesa; bisogna amarLo, amarLo con l’amore della Carità: con l’amore sovrannaturale, ossia in stato di grazia. Chi non è in stato di grazia non può amare Dio – nel modo che Lui richiede.

Come amiamo Dio? osservando i comandamenti, praticando le virtù la cui forma è la Carità: agendo per Lui e soffrendo per Lui, perchè anche la sofferenza può essere un modo di amare Dio. Ognuno ha la propria croce: c’è chi soffre fisicamente in ospedale; c’è chi soffre psichicamente a casa: ansie, paure, tristezze. Questo bambino viene maltrattato a scuola, quello a casa; questa persona soffre perchè i familiari sono lontano da Dio; quella per i debiti, quell’altra di solitudine.

Ognuno ha la sua croce. Non deve lamentarsi, nè rammaricarsi, ma portarla con pazienza per amore di Dio. Poichè di questo può essere sicuro: che la sua croce è precisamente quella che Dio ha scelto per lui, per guarirlo dei suoi peccati, per santificarlo e per salvarlo. Dio ci conosce e sa di cosa abbiamo bisogno per il nostro eterno bene.

Solo tramite l’amore che suscitiamo nelle azioni e sofferenze ci possiamo avvicinare a Lui: solo così possiamo tornare a Lui come il figliuol prodigo torna al Padre eterno dopo tutta una vita di peccato; solo così ci possiamo staccare dal mondo con tutte le sue attrazioni, pompe e false promesse.

Bisogna essere figli di Dio non solo di adozione, ma anche moralmente, dunque; bisogna trasformarsi in Lui mediante la Carità, così che Cristo viva in noi e che il Padre Lo ami in noi, e dica: ‘Questo è il Mio Figlio prediletto in cui Mi sono compiaciuto’; così che nell’ora della morte, per l’intercessione della Santissima Madre di Dio, il Padre riprenda l’anima che ci ha dato all’inizio della vita, per introdurla nell’amore eterno tra Sè ed il Suo Figlio, nell’unità dello Spirito Santo.

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.