L’educazione

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+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

La procreazione assieme all’ educazione dei figli è la prima finalità del matrimonio. I genitori hanno, dunque, un dovere grave di fornirli, o se stessi o tramite altri, una educazione sana.

Osserviamo però che la mentalità moderna, concretizzata nelle leggi contemporanee degli stati, nei programmi educativi delle scuole, e ormai largamente estesa tra il popolo, si oppone violentamente ai princìpi sani dell’educazione.

Procediamo esponendo prima lo stato attuale dell’educazione nelle scuole di oggi, e poi i princìpi cattolici che devono determinarla. La nostra breve esposizione ci mostrerà che gli unici modi di educare figli nell’Italia di oggi che sono compatibili sia con la Fede che con i doveri dei genitori, sono lo ‘Homeschooling’ e le scuole parentali.

I   L’educazione nelle scuole di oggi

Ora ci sono chiaramente due campi in cui opera l’educazione: il campo scolastico e quello morale, i quali sono divenuti tutti e due campi di battaglia invasi ormai dallo spirito del Mondo, anche nelle scuole che ancora si dicono cattoliche.

Quanto all’educazione scolastica, ci sono due materie che sono maggiormente bersagliate dallo spirito del Mondo: quella della filosofia, e quella della storia. Nella filosofia testimoniamo una tendenza verso l’ateismo, il relativismo, l’umanesimo, l’edonismo ed il comunismo, con l’esaltazione di figure come Charles Darwin, Emanuel Kant, David Hume, e Karl Marx. Nella storia, invece, si testimonia l’ostilità contro Dio, la Chiesa, e la Monarchia, con l’esaltazione di figure come Martin Lutero e di avvenimenti come la Rivoluzione francese.

Quanto all’educazione morale, si insegna nelle scuole di oggi un edonismo tanto superficiale quanto irrazionale. Tale edonismo si manifesta innanzitutto nell’educazione sessuale, introdotta sotto il titolo eufemistico di ‘Affettività e corpo’ o sotto il titolo pseudo-intellettuale del ‘Gender’ (cfr. il libretto ‘Educazione sessuale nelle scuole di oggi’ reperibile su questo sito); si manifesta altrettanto nell’accettazione ufficiale del libertinaggio da parte degli insegnanti, e nella pornografia seminata qua e là nella materia scolastica, ad esempio persino nei libri di grammatica latina.
II   I princìpi dell’educazione cattolica

Conviene ai genitori, ai giovani che riflettono di sposarsi, e più generalmente a tutti, inquanto membri di una società invasa dal male, di meditare seriamente sui princìpi dell’educazione cattolica. Questa sezione dell’articolo consisterà principalmente in una sintesi del sermone di Sant’Alfonso (per la domenica settima dopo Pentecoste) attorno alla parola del Signore: ‘Non può l’albero buono dare frutti cattivi, nè l’albero cattivo dar frutti buoni’ (Mt 7.18).

Scrive San Giovanni Crisostomo: ‘Abbiamo un grande deposito: i figli; conserviamolo con grande cura’, e fa notare che normalmente abbiamo maggiore cura degli asini e dei cavalli che non dei figli. Sant’Alfonso osserva: ‘I figli non sono un dono fatto ai genitori, sì che ne possano disporre come vogliono; ma un deposito, che se per loro negligenza si perde, essi dovranno darne conto a Dio’. Origene dice che di tutti i peccati dei figli, i padri ne hanno da render conto nel giorno del loro giudizio. San Paolo scrive persino che: ‘Se uno non pensa ai suoi, e specialmente a quelli di casa, ha rinnegata la fede ed è peggiore di un infedele’ (1 Tim 2.15).

Come elementi essenziali dell’educazione si possono enumerare:
1) la disciplina;
2) l’insegnamento della Fede, della preghiera, e di massime cristiane;
3) l’esempio.

1. La disciplina

‘Allevateli nella disciplina e negli ammonimenti del Signore’ scrive
San Paolo (Ef 6.4), e il Re Salomone ci insegna: ‘Chi risparmia la verga odia il suo figliolo’ (Prv 13.24). ‘Se ami quel figlio’, commenta Sant’Alfonso, ‘riprendilo e castigalo anche colla sferza, se bisogna, quando è già grandetto’. Ammonisce il padre di non batterlo quando sta in collera, perchè allora è facile eccedere, e il figlio penserà che la punizione non sia per emendarlo ma è solo effetto di ira. L’ideale è punirlo levandogli il mangiare, privandogli di una veste, chiudendolo in camera.

Il padre deve impedire ai figli le occasioni di peccare: indagando il portamento dei figli, informandosi dove va quando esce di casa; vietandogli di frequentare compagni cattivi; licenziando serve giovani di casa; proibendo giuochi pericolosi, letteratura cattiva ed oscena, immagini scandalose; proibendo che le figlie parlino da solo a solo con uomini.

Aggiunge santa Teresa d’Avila (Vita c.2): ‘… vorrei caldamente inculcare ai genitori, di fare molta attenzione alle persone che trattano con i loro figliuoli ancora in tenera età, perchè vi può essere gran pericolo, essendo la nostra natura più inclinata al male che al bene’.

Un gran male è l’indulgenza da parte dei genitori che, quando i figli si infangano in cattive amicizie, in risse e bagordi, invece di sgridarli e castigarli, dicono soltanto: ‘Che si ha da fare? Sono giovani, hanno da fare il corso loro.’ Un altro male è semplicemente tacere per non disgustare i figli. Ma di questi comportamenti sarà da rendere un conto rigoroso al giorno del Giudizio.

‘Procurate che sin da fanciulli facciano il buon abito…’ dice santo Alfonso, ‘perchè così poi facilmente le praticherano quando sono grandi.’ ‘Quanto è facile ai figli apprendere il bene quando sono piccoli, tanto poi è difficile’, aggiunge, ‘se hanno appreso il male, ad emendarsi quando sono grandi.’ ‘Il giovanetto, preso che abbia la sua strada, non se ne allontanerà neppure da vecchio’ (Prv 22.6).

2. L’insegnamento

Si legge nella Sacra Scrittura (Eccl 7.25): ‘Istruiscili e piegali alla sottomissione fin dall’infanzia.’ Il primo obbligo dei genitori è quello di istruire i figli nei rudimenti della Fede. Questi si trovano nel Simbolo apostolico: cioè l’esistenza di Dio, Creatore e Signore di tutte le cose; il mistero della Santissima Trinità; il mistero dell’Incarnazione del Verbo divino, Che è il Figlio di Dio ed allo stesso tempo vero Dio, fatto Uomo nel grembo della Madonna; Che patì e morì per la nostra salvezza; Che ci giudicherà e infine ci manderà per sempre o al Paradiso o all’Inferno. Con questo insegnamento i genitori inculcheranno ai figli non solo la Fede ma anche il timor di Dio che li tratterrà dal peccato: ‘Sin dall’infanzia insegnava il timor di Dio, e di asternersi da ogni peccato’ (Tob 1.10). Se i genitori non conoscono queste dottrine, devono mandare i loro figli al catechismo.

Inoltre devono istruirli come pregare il Credo, il Pater noster e l’Ave Maria, cose che ogni cristiano è tenuto a sapere sotto colpa grave; di recitare il Rosario; di fare la preghiera di mattina: ringraziando Dio di averli fatti alzare vivi, offrendoGli tutte le azioni buone della giornata e i patimenti che avranno da soffrire, pregando il Signore e la Madonna di custodirli da ogni peccato; di pregare la sera: esaminando la coscienza e facendo l’atto di pentimento; in più di visitare il Santissimo e fare atti di Fede, Speranza, e Carità. Alcuni padri di famiglia fanno fare ancora in casa ogni giorno la meditazione comune per mezz’ora, aggiunge sant’ Alfonso. I genitori sono tenuti altrettanto di farli confessarsi quando compiono 7 anni, comunicarsi quando ne compiono 10, e cresimarsi quando raggiungono l’uso della ragione.

Le buone massime sono anch’esse un grande aiuto per i figli. La regina Bianca, madre di san Luigi di Francia gli diceva: ‘Figlio, prima vorrei vederti morto fra le mia braccia, che stare in peccato’. Sant’Alfonso aggiunge le massime: ‘Ogni cosa finisce, l’eternità non finisce mai’; ‘Si perda tutto, e non si perda Dio’; e la parola del Vangelo: ‘A che serve avere tutto il mondo, e perdere l’anima?’ Commenta che una di queste massime che si imprime nella mente del figlio lo conserverà sempre in grazia di Dio.

3. L’esempio

‘Frequenta tu i Sacramenti’, ammonisce lo stesso santo, ‘senti le prediche che si fanno, di’ogni giorno il Rosario, non parlare immodesto, non mormorare, fuggi le risse, e vedrai che il tuo figlio si confesserà spesso, sentirà le prediche, reciterà il Rosario, parlerà modesto, non mormorerà, e non farà risse’.

Se i genitori non danno il buon esempio, invece, le loro parole di correzione avranno poco peso presso i figli: gli uomini credono più agli occhi che non alle orecchie. San Tommaso dice che padri che danno un cattivo esempio ai loro figli li obbligano in un certo modo a fare cattiva vita, e san Bernardo li descrive non come padri, bensì come uccisori dei figli. Infatti figli non nascono cattivi ma lo divengono tramite il cattivo esempio dei genitori.

Scrive santa Teresa d’Avila (Vita c. 2): ‘Spesso considero quale grave mancanza commettano quei genitori i quali non procurano in tutti i modi che i loro figli abbiano sempre innanzi agli occhi esempi di virtù. Infatti, sebbene, come dissi, mia madre fosse così virtuosa, giunta che fui all’uso della ragione, poco o nulla di buono appresi da essa; molto male invece imparai da una sua imperfezione’.

*

Come abbiamo fatto notare sopra, la prima finalità del matrimonio è la procreazione e l’educazione dei figli. Essendo il fine ultimo dell’uomo di raggiungere il Paradiso, possiamo dedurre che lo scopo ulteriore dell’ educazione è proprio questo: di formare i figli per il Paradiso: un dovere da parte dei genitori altrettanto pesante che nobile.

Come si possono, dunque, giustificare i genitori a far educare la loro prole in una visione contorta della realtà, ed in una visione pervertita della morale? Quale scuola in Italia rimane ormai a cui si può più affidare? Quale altra scelta responsabile rimane per i genitori che non di educare i loro figli a casa, o nell’ambito delle scuole parentali? Bisogna scegliere sub specie Aeternitatis: si tratta infatti della vita eterna dei figli e pure dei genitori. Quanto ai genitori concludiamo con le parole di sant’Alfonso: ‘… nell’altra vita avrà un grande castigo chi ha educati male i figli, ed avrà un grande premio chi li ha educati bene’.

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Il Matrimonio: l’intento di Dio, l’intento del demonio

+ In nomine Patris et Filii et Spritus Sancti. Amen

1. L’intento di Dio

Il fine ultimo di tutto ciò che c’è è la gloria di Dio Uno e Trino: della Santissima Trinità: le cose materiali glorificano Dio con la loro mera esistenza, con il loro ordine, la loro bellezza, e, se vivono, con la loro vita: imitando e riflettendo in questi modi qualcosa delle infinite perfezioni di Dio. Gli esseri razionali, invece, glorificano Dio con la loro razionalità: con la loro conoscenza, e soprattutto con il loro amore per Dio che si colma nella santità: modi in cui imitano e riflettono la conoscenza e l’amore di Dio per Sé Stesso.

Ora, Dio avrebbe potuto creare gli uomini ad un’età adulta già in piena conoscenza di Lui e in pieno amore per Lui, come ha fatto nel caso di Adamo ed Eva. Invece ha stabilito che gli uomini venissero a conoscere ed amare Lui gradualmente, cominciando con la loro nascita ed educazione in famiglia: il luogo della loro formazione iniziale per la vita eterna.

Vediamo chiaramente che la prima finalità del matrimonio deve essere la procreazione ed educazione dei figli, anzi di figli numerosi, per orientarli verso la santità.

Dato questo, la sua seconda finalità è ovviamente l’assistenza reciproca (ed amorevole) degli sposi: occorre cioè una collaborazione tra di loro per far crescere i figli, ed un amore tra di loro e verso i figli, affinché i figli possano non solo crescere, ma crescere felici e ben equilibrati. Questa collaborazione deve portare in secondo luogo alla santificazione degli sposi stessi, essendo questo il fine ultimo di tutti.

La terza finalità, conseguenza del Peccato Originale che ha (tra l’altro) disordinato la sessualità umana, consiste nel ‘rimedio della concupiscenza’, che significa che la sessualità trova nel matrimonio un contesto onesto per il suo esercizio (moderato e modesto, naturalmente).

2. L’intento del demonio

Nel mondo contemporaneo, invece, testimoniamo un attacco smisurato contro il matrimonio. La sessualità viene distolto dal matrimonio e considerata come intrinsecamente buono e come fine in sé: o dentro del matrimonio (o sacramentale o ‘civile’) o fuori di esso all’interno di convivenze o di rapporti promiscui. Viene negato che la sessualità si orienti verso la procreazione: anzi, viene usata per esprimere l’amore dei sensi o per il solo piacere, prescindendo persino dal sesso di coloro che la usano. Se c’è rischio di procreazione, si ha ricorso ai contraccettivi, o, se è già troppo tardi per impedire una nuova vita, all’aborto, secondo l’atteggiamento di base che sia meglio uccidere i bambini che non di amarli.

Quanto all’educazione di quelli figli che, malgrado tutti i pericoli che li minacciano, riescono a nascere, non si tratta più di genitori che collaborano in modo disciplinato, ed in un focolare stabile informato dall’amore, per formarli moralmente, e soprattutto religiosamente e spiritualmente. Piuttosto, si tratta di consorzi amorfi e promiscui senza disciplina e con poco amore, e ancor meno senso morale e spirituale, dove i genitori, o coloro che prendono le loro veci, piuttosto di reggere i figli, si lasciano, in un tipo di aporia e fiacchezza morali, reggere da loro, nonché dai programmi educativi statali che mirano meno alla loro educazione che alla loro perversione: ispirati come sono dai nemici della Chiesa e di Dio, ed infine dallo stesso principe delle tenebre.

*

In questo contesto ci rallegriamo sempre di vedere una coppia intraprendere un matrimonio autenticamente cattolico: fedeli a se stessi ed al sacramento, modesti ed innocenti; che desiderano la propria santificazione e quella dei figli; che desiderano orientarne numerosi al Cielo: un cammino sempre più insolito in questi tempi di buio, ignoranza, confusione, ed egocentrismo quasi universali, dove anche gli uomini della Chiesa si compiacciono di tendere una mano verso le massime vuote e mortifere del Mondo.

Preghiamo che la Madonna aiuti tali coppie a far nascere molti figli, ad educarli con disciplina e bontà per osservare i comandamenti di Dio, e per amarLo con tutto il cuore; a far regnare nelle loro famiglie l’amore, la felicità, e la pace; ed a santificare loro e se stessi per poter godere, dopo questo nostro esilio, le gioie eterne del Paradiso: nella conoscenza e nell’amore della Santissima ed Adorabilissima Trinità. Amen.

Iniziative recenti del Vaticano

+ In nomine Patris  et Filii et Spiritus Sancti. Amen

L’analisi di numerose dichiarazioni di Papa Francesco rivela che siamo in presenza di un’eterodossia tale da non poter più avere dubbi nel dire che non vi è continuità con la Tradizione o, in altre parole, che tali dichiarazioni non sono proferite alla luce della Fede cattolica. L’intento dottrinale di tali esternazioni non può essere sminuito affermando che si riferiscono ad un ordine prettamente pastorale, dal momento che anche una dottrina pastorale è comunque una dottrina.

I tre munera, o uffici, della Chiesa sono: l’insegnare, il reggere, ed il santificare. Questi uffici vanno esercitati dai ministri della Chiesa per la salvezza delle anime. In quanto si tratta della salvezza delle loro anime, i fedeli hanno l’obbligo di vigilare, per assicurarsi che questi uffici siano esercitati in modo adeguato. Se non lo sono, hanno il diritto di palesarne il fatto. Allo stesso tempo, se un ministro inferiore della Chiesa vede che un prelato abusa del suo munus docendi (non insegnando la Fede o insegnando dottrine ad essa contrarie), ha l’obbligo di esercitare lo stesso munus per rivelarne l’abuso e per comunicare la verità.

Scrive San Tommaso d’Aquino (ad Gal.2.14): “Essendovi un pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, perfino pubblicamente, da parte di quelli che sono loro soggetti. Così San Paolo, che era soggetto a San Pietro, lo riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede”.

E Sant’Agostino commenta: “Lo stesso San Pietro dette esempio a coloro che governano, affinché essi, allontanandosi qualche volta dalla buona strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dal loro soggetti”.

Riferendosi di nuovo alla critica pubblica di San Paolo a San Pietro, scrive ancora San Tommaso: “La riprensione fu giusta ed utile, ed il suo motivo non fu di poco conto: si trattava di fatti di un pericolo per la preservazione della verità evangelica… il modo della riprensione fu conveniente, perché fu pubblico e manifesto. Perciò San Paolo scrive: ‘Parlai a Cefa’ cioè a Pietro ‘di fronte a tutti’ perché la simulazione operata da san Pietro comportava un pericolo per tutti.”

Questo è lo spirito dunque in cui sarà intrapresa la critica delle dottrine o dei gesti che seguono, con la pietà dovuta di un figlio verso il proprio padre spirituale, capo visibile della santa Chiesa di Dio. Le dichiarazioni (o i gesti) trattati riguarderanno solo tre punti determinati: 1) l’Ecumenismo, 2) l’Eroticismo, e 3) l’Adulterio.

1. Ecumenismo

Un video

Durante la ricorrenza della Festa dell’Epifania 2016, il Papa ha emanato un video ecumenico che metteva sullo stesso livello la religione cristiana, quella ebrea, quella musulmana, e quella buddhista con immagini del Bambino Gesù, del Buddha, del candelabro ebraico, e della coroncina musulmana; gli aderenti di tutte e quattro quelle religioni hanno poi pronunciato la frase: “Noi crediamo nell’amore”.

Il gesto manifesta il principio ecumenico: “Puntiamo su ciò che abbiamo in comune, non ciò che ci separa”. Questo principio ovviamente è lecito per iniziative interreligiose, per promuovere scopi comuni di ordine puramente naturale come può essere ad esempio la lotta contro l’aborto; ma non può essere lecito quando potrebbe oscurare la Fede cattolica, confondere i fedeli, offendere loro, o, ciò che è infinitamente peggio, offendere Dio Stesso.

Ora, la frase “Noi crediamo nell’amore” oscura la Fede cattolica e confonde i fedeli, in quanto dà l’impressione che la visione della Chiesa cattolica dell’amore sia equivalente a quella delle altre religioni. Anzi, dà l’impressione che questa visione faccia parte della Fede cattolica stessa in quanto viene utilizzata la parola ‘crediamo’, in quanto il papa stesso appare nel video, e in quanto il gesto viene fatto in occasione della Festa dell’Epifania, proprio il giorno in cui nostro Signore Gesù Cristo si è rivelato al mondo.

La frase, però, è vera solo quanto alla virtù dell’amore, cioè a livello naturale; ma è falsa quanto alla Carità, cioè a livello sovrannaturale, il livello più importante, perché determinante per la vita eterna. Infatti la Carità è l’amore sovrannaturale, l’amore divino: dunque l’amore dell’uomo verso Dio come è di per Se Stesso, l’amore dell’uomo verso il prossimo in Dio; l’amore di Dio verso l’uomo; l’amore di Dio verso Se Stesso. Solo un cattolico battezzato in stato di Grazia possiede tale amore, non gli aderenti alle altre religioni.

Quanto all’insieme delle immagini, si mette sullo stesso livello la religione creata da Dio che insegna la Verità e porta alla Vita, e le religioni create dal demonio che insegnano la falsità e portano alla morte. Si mette sullo stesso livello la religione di Nostro Signore Gesù Cristo con quelle di coloro che Lo hanno rigettato, bestemmiato e perseguitato nel corso dei secoli: ossia la religione di un edonista nichilista, di un comune brigante, e del popolo che Lo ha condannato, flagellato, e crocifisso con immensa e diabolica crudeltà.

In quanto tale l’insieme delle immagini costituisce un’offesa a Dio ed è di conseguenza del tutto inammissibile.

2. Eroticismo

a) L’Amore matrimoniale

L’esortazione Amoris Laetitia constata § 80-81: “Il matrimonio è in primo luogo una ‘intima comunità di vita e di amore coniugale’ che costituisce un bene per gli stessi sposi, e la sessualità ‘è ordinata all’amore coniugale dell’uomo e della donna’ CCC 2360.” In note a piede di pagina sono forniti 3 riferimenti per questo testo: Gaudium et Spes § 48 rispetto all’intima comunità; il codice 1983 c.1055 rispetto al bene degli sposi (‘Matrimoniale foedus… ad bonum conjugum atque ad prolis generationem et educationem ordinatum’); ed il Catechismo della Chiesa cattolica § 2360 rispetto all’ordinazione della sessualità all’amore coniugale.

Per capire la portata di questo testo, bisogna inserirlo nel suo contesto storico. Secondo l’insegnamento cattolico tradizionale, cioè quello autentico, il matrimonio è un vincolo spirituale; la sua finalità primaria è la procreazione ed educazione dei figli; la sua finalità secondaria è il bene degli sposi (o ‘amore matrimoniale’) che consiste nell’assistenza reciproca degli sposi. L’aspetto sessuale è il rimedio contro la concupiscenza (talvolta identificata come la terza finalità del matrimonio). La sessualità è ordinata verso la procreazione.

Sotto l’influsso del Personalismo poi, la definizione teologica del matrimonio come vincolo viene sostituita da una descrizione psicologica in termini di ‘vita e amore’; la sua finalità secondaria viene elencata prima della sua finalità primaria (come nella citazione latina del codice sopra, senza però designarla ‘primaria’); la sessualità viene intesa come ordinata all’amore matrimoniale, un amore, quindi, essenzialmente emozionale piuttosto che razionale.

Il brano dell’esortazione sopra citato costituisce un passo in avanti (nel senso di interpretazione del tutto forzata e per nulla corretta) rispetto al magistero precedente, in quanto si presenta l’amore matrimoniale ormai esplicitamente come finalità primaria del matrimonio (‘in primo luogo… amore coniugale’), mentre viene taciuta la finalità della procreazione ed educazione (tranne la menzione nella nota in latino). Viene ribadita l’ordinazione della sessualità all’amore coniugale (inteso nel senso emozionale), che sarà elaborato in seguito in termini esclusivamente secolari nella sezione 150 intitolata ‘La dimensione erotica dell’amore’.

b) ‘L’educazione sessuale’

Ora che le scuole europee sono state invase ormai da programmi di ‘educazione sessuale’ di ordine amorale e puramente edonista (e probabilmente se ne aspettano altri ancora peggiori), un intervento da parte della santa Madre Chiesa diviene ogni giorno più conveniente e più urgente.

Con la pubblicazione di Amoris Laetitia si sarebbe sperato qualche presa di posizione cattolica al riguardo: ad esempio 1) una proposta per fondare nuove scuole veramente cattoliche, o almeno per istituire nuovi istituti che vigilassero e operassero affinché venisse attuato l’insegnamento autentico della dottrina cattolica nelle scuole esistenti; 2) un appello ai genitori affinché si occupino dell’educazione sessuale dei loro figli in accordo con l’insegnamento autentico della Chiesa in materia, in particolare sottolineando la finalità primaria del matrimonio, cioè la procreazione e l’educazione dei figli; 3) una chiara esposizione della dottrina cattolica sul matrimonio, sugli atti contrari, sulla purezza, sull’impurezza, e sul fatto che tutti i peccati contro la purezza sono mortali.

Invece la sezione § 280-286 intitolata ‘Sì all’educazione sessuale’ è del tutto priva di questi elementi.

1) Piuttosto di proporre alternative all’educazione sessuale attuale, il documento si accontenta meramente di suggerire qualche modifica o cambiamento di accento dentro di essa;

2) Il ruolo educativo dei genitori non viene neanche accennato: piuttosto si concentra (tranne una sola menzione della ‘naturale finalità procreativa della sessualità’) sulla finalità secondaria del matrimonio, cioè l’amore, anzi, l’amore inteso esclusivamente nel senso emozionale, e soprattutto sessuale. Si legge ad esempio dell’ ‘educazione all’amore, alla reciproca donazione’ (§ 280); della ‘capacità di amare’ (§ 281-2); del ‘modo di amare’ degli adolescenti’ (§ 284).

3) Quanto poi alla dottrina cattolica sul matrimonio e sulla purezza, non viene detto nulla. La sessualità viene trattata di fatto solo in modo psicologico senza neppure un accenno alla moralità. Il male da evitare non sarebbe più il peccato, bensì aspetti sociologici o psicologici come banalizzazione e impoverimento (§ 280); ‘pornografia senza controllo’ (come se la pornografia moderata potrebbe forse essere accettabile), la ‘mutilazione’ della sessualità, la deformazione della capacità di amare (§ 281); ‘l’aggressività narcisistica’, il giocare (§ 283); l’immaturità (§ 284); l’isolamento (§284-5), il non accettare il proprio corpo, la paura dell’altro (§ 285).

La sessualità extramatrimoniale non è dunque condannata; anzi, sembra persino essere incoraggiata, così che la sezione, in un’analisi finale, è compatibile con i programmi di educazione sessuale attuali amorali e del tutto contrari all’insegnamento cattolico; si legge infatti: ‘L’impulso sessuale può essere coltivato in un percorso’ tale da ‘far emergere capacità preziose di gioia e di incontro amoroso’ (§ 280); questo tipo di percorso ‘sulle diverse espressioni di amore, sulla cura reciproca, sulla tenerezza rispettosa, sulla comunicazione ricca di senso’ preparerà ‘all’unione sessuale nel matrimonio (…) arricchito da tutto il cammino precedente’ (§ 283 e vedi anche § 284).

Di fatto la sezione è compatibile pure con l’ideologia ‘gender’, parlando dell’educazione sessuale non solo degli adolescenti, ma anche dei ‘bambini’(§ 280 e 281); si legge anche: ‘Non si può nemmeno ignorare che nella configurazione del proprio modo di essere femminile e maschile non confluiscono solamente fattori biologici o genetici ma anche molteplici elementi relativi ….alla cultura… (etc.)…; è anche vero che il maschile e il femminile non sono qualcosa di rigido…’

La sezione termina con un avvertimento contro il ‘condizionare la legittima libertà e a mutilare l’autentico sviluppo dell’identità concreta dei figli e delle loro potenzialità’ (§ 286).

c) Confronti tra il matrimonio ed il celibato

L’esortazione constata § 159 (citando papa Giovanni Paolo II) che “…i testi biblici ‘non forniscono motivo per sostenere né l’inferiorità del matrimonio, né la superiorità della verginità o del celibato’ a motivo dell’astinenza sessuale”. Mentre san Paolo dice precisamente l’opposto (I Cor 7. 25-40). Si nota in particolare: ‘Chi non è sposato pensa a ciò che è di Dio’ (v.32), e ‘Chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie’ (v.33).

Comunque, per sapere ciò che insegna la Santa Madre Chiesa su qualsiasi argomento, l’autorità più alta è contenuta nei dogmi definiti. Ed il concilio di Trento dichiara dogmaticamente a riguardo (s. 24 can.10): Si quis dixerit… non esse melius ac beatius manere in virginitate aut caelibatu, quam matrimonio: Anathema sit.

3. Adulterio

Sicuramente è lo spirito di eroticismo che si cela dietro l’indulgenza del papa verso gli adulteri.

a)Difesa dell’Adulterio

Nel documento Amoris Laetitia § 298, il Papa parla di coppie di ‘divorziati risposati’ nei termini seguenti:

“La Chiesa riconosce situazioni in cui ‘l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione” (Familiaris Consortio § 84) ed aggiunge nella nota 329: “In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere ‘come fratello e sorella’ che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, ‘non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli’ (Gaudium et Spes § 51)”.

Commentiamo. ‘Espressioni di intimità’ significa parlare del rapporto sessuale, come risulta da una lettura del brano completo di Gaudium et Spes, e dal fatto che queste ‘espressioni di intimità’ vengono messe in confronto con la convivenza ‘come fratello e sorella’. Conseguentemente, si può sintetizzare il testo così: molte coppie di divorziati-risposati che convivono per il bene dei figli, trovano che il rapporto sessuale (cioè l’adulterio) sia proficuo per la loro convivenza e per il bene dei figli.

Vediamo dunque che:
a) l’adulterio viene giustificato;
b) l’adulterio diviene un mezzo orientato ad una fine: cioè la fedeltà della coppia ed il bene della loro progenie;
c) ci si riferisce ad una determinata situazione, anzi una situazione sperimentata da ‘molti’;
d) si evidenzia una pretesa continuazione col magistero precedente.

Quanto ad (a): L’adulterio è condannato expressis verbis nel Vecchio Testamento nel VI comandamento, e da nostro Signore Gesù Cristo Stesso nel Nuovo (Mt 19.9; Mc 10.11-12). Inoltre Egli lo specifica come uno dei peccati che escludono il peccatore dalla vita eterna (Mt.19. 17-18). Essendo, dunque, un male intrinseco, non si può in nessun modo giustificare.

Quanto a (b): San Paolo (Rom 3.8) dichiara esplicitamente che non si possa fare di un male un mezzo per giungere ad un bene;

Quanto a (c): Qua si manifesta ‘l’etica della situazione’ che pretende che la coscienza crei una norma a seconda della situazione in cui si trova l’individuo. La Chiesa, invece, ha condannato l’etica della situazione, e intende la coscienza come un giudizio che applica principi morali oggettivi alle azioni particolari.

Quanto a (d): il Papa (o i suoi collaboratori) sopprime parti essenziali dai brani citati. Nel primo brano papa Giovanni Paolo II, parlando di ‘divorziati risposati’ che convivono per motivi (tra l’altro) per il bene dei figli, dichiara che devono vivere in perfetta castità. Se non lo fanno, non possono accedere alla santa Comunione. Nel secondo brano il Concilio raccomanda rapporti sessuali per motivi di fedeltà e del bene dei figli, ma solo tra coloro che sono sacramentalmente sposati. In sintesi, papa Giovanni Paolo II constata che una coppia di ‘divorziati risposati’ può convivere per il bene dei figli ma in castità perfetta; il Concilio constata che rapporti sessuali possono promuovere la fedeltà di una coppia ed il bene dei figli dentro il matrimonio. Tagliando i riferimenti alla castità ed al matrimonio, papa Francesco pretende di giustificare l’adulterio sulla base del Magistero precedente.

b) Stato ecclesiale degli Adulteri

L’esortazione constata § 299 che i ‘divorziati risposati’ ‘possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa’ e propone che si integrino nella vita pubblica della Chiesa, da padrini ad esempio. La Tradizione della Chiesa (rimando ad esempio a san Tommaso d’Aquino), invece, li considera come membra morte della Chiesa, quali rami morti di un albero vivo. Per questo motivo e per motivo del loro cattivo esempio, non conviene che operino nella vita pubblica della Chiesa.

c) Accesso alla santa Comunione per gli Adulteri

Possiamo concludere da § 298 e nota 329 sopra analizzate, che se l’adulterio non viene più considerato come peccato mortale, ne segue che gli adulteri hanno il diritto di essere integrati nella vita della Chiesa anche accedendo alla santa Comunione. Leggiamo uno dei passi del documento che lo dice esplicitamente:

‘…gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi… nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave’(§ 300 con nota 336).

Che tipo di giustificazione ha in mente il Papa? ‘L’etica della situazione’? Ma, come abbiamo già spiegato, questa etica è nulla e vuota. L’ignoranza da parte della coppia che l’adulterio sia un peccato mortale o che la santa Comunione in stato di peccato mortale sia un’ulteriore peccato mortale? E’ vero che un peccato mortale non va imputato ad un peccatore che non sapeva che esso fosse mortale; tuttavia il peccato in questione è mortale oggettivamente e rappresenta un’offesa grave a Dio.

Per questo, qualsiasi assistenza spirituale, discernimento, dichiarazione, o intervento da parte della Chiesa devono essere orientati ad istruire la coppia sulla legge oggettiva naturale e divina, e condurla a vivere nella Grazia di Dio, non a lasciarla nell’ignoranza e nel peccato, per paura di urtare le sue sensibilità.

In sintesi, il compito della Chiesa al riguardo non è di evitare di offendere i fedeli, bensì di evitare di offendere Dio.

Il matrimonio secondo la dottrina di Trento

joseph-mary-marriage+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

Il matrimonio è di due generi: il matrimonio come istituzione naturale, e il matrimonio come sacramento. Il matrimonio come istituzione naturale, o il matrimonio naturale, è quello di cui gode ogni coppia legittimamente sposata, se i coniugi non sono entrambi battezzati, od essendo per esempio ebrei, musulmani, buddhisti, o non professando nessuna religione. Al matrimonio sacramentale hanno accesso, invece, solo la coppia di cui tutti e due i membri sono battezzati. Siccome la Grazia suppone e perfeziona la natura in genere, così anche qui. Procediamo esponendo prima il primo genere di Matrimonio, poi il secondo.

I  Il Matrimonio come Istituzione Naturale

Il matrimonio fu istituito da Dio nel Paradiso terrestre per due finalità, che sono espresse in due passi della Genesi. La prima finalità è espressa nel primo capitolo della Genesi (vv. 27-8) con le parole: “Maschio e femmina li creò e li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi”; la seconda finalità è espressa nel secondo capitolo della Genesi (vv. 18-24) con le parole: “L’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio… gli tolse una delle costole e formò la donna… per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”.

1) Le Finalità del Matrimonio

In conformità a questi brani della Sacra Scrittura, la Santa Chiesa Cattolica insegna che la prima finalità del matrimonio è la procreazione (ed educazione) dei figli; la seconda finalità è l’assistenza reciproca tra gli sposi.

La prima finalità del Matrimonio è la procreazione. Questo spiega perché la Chiesa ha sempre opposto la contraccezione e predicato uno spirito di generosità alle coppie cristiane quanto al numero dei loro figli.

La seconda finalità è l’assistenza reciproca degli sposi, che si descrive anche come “amore matrimoniale”. Essa può essere intesa come un tipo di amicizia profonda e duratura, che tipicamente, ma non essenzialmente, possiede un aspetto sessuale. L’aspetto sessuale viene descritto a sua volta come remedium concupiscientiae. Ciò significa che l’esercizio della sessualità è lecito ed onesto nel matrimonio, anche se il Peccato Originale l’ha staccata, insieme ai sensi ed alle emozioni, dal controllo completo della ragione, e perciò l’ha disordinata.

Il remedium concupiscientiae è espresso da San Paolo (I Cor.7,2) con le parole “Per il pericolo dell’incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito”. Il remedium concupiscientiae viene considerato come parte della seconda finalità del matrimonio, anche se classicamente fosse considerato come terza finalità, una finalità che si è aggiunta al Matrimonio dopo il Peccato Originale. Inoltre, a queste due (o tre) finalità, il matrimonio ha due proprietà: l’indissolubilità e l’unità.

2) Le Due Proprietà del Matrimonio

Per comprendere cosa sono queste due proprietà, si deve sapere che col consenso reciproco di un uomo ed una donna capaci di sposarsi legittimamente, viene in esistenza tra loro un legame (o vincolo) spirituale, che costituisce l’essenza propria del Matrimonio.

Questo legame è indissolubile nel senso che non viene sciolto che dalla morte stessa. Ciò è espresso da nostro Signor Gesù Cristo con le parole (Mt.19, 6): “Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”.

L’indissolubilità del legame preclude il divorzio. La Chiesa può invece concedere la separazione fisica per parecchi motivi, rimanendo salvo il legame, e può anche dichiarare nullo un matrimonio (per mancanza di legittimità ad esempio). Tale dichiarazione non è comunque una forma di divorzio, bensì la semplice dichiarazione da parte della Chiesa che il matrimonio non è mai esistito.

Il legame è unico, invece, nel senso che unisce due persone sole. Ciò è espresso dal Signore con le parole (Mt.19, 5) con cui Si riferisce al sopracitato passo della Genesi: “Non sono più due, ma una carne solo”.

II   Il Matrimonio come Sacramento

Ecco, secondo la dottrina cattolica, i fini e le proprietà del matrimonio come istituzione naturale. Questa istituzione naturale fu elevata da nostro Signore Gesù Cristo ad un sacramento. Come tale acquista tre caratteristiche ulteriori: la prima, l’educazione di un popolo per il servizio e culto del vero Dio e di Cristo nostro Salvatore; la seconda, il segno dell’unione tra Cristo e la Sua Chiesa; la terza, il segno e il dono della Grazia.

1) l’Educazione

Osserviamo che l’educazione dei figli è una conseguenza della procreazione, cioè della prima finalità del matrimonio, e che questa educazione è soprattutto un’educazione morale e spirituale. Nel caso del matrimonio sacramentale, l’educazione morale e spirituale che i genitori devono inculcare nei loro figli è chiaramente quella che corrisponde alla Fede cattolica.

2) il Segno dell’Unione tra Cristo e la Sua Chiesa

Il catechismo di Trento spiega che il matrimonio è segno dell’unione intima tra Cristo e la Sua Chiesa (cf. Ef.5.32), e del Suo amore immenso per noi. Il fatto che il legame matrimoniale è il più stretto di tutti i rapporti umani e coinvolge il più grande affetto ed amore, lo rende il segno più adatto di questa unione.

L’unione tra Cristo e la Sua Chiesa ha due altri significati per il Matrimonio. Il primo, come insegna il catechismo di Trento, è che l’amore matrimoniale sia speciale, santo, e puro; il secondo è che il marito sia il capo della moglie come Cristo è Capo della Chiesa. Per questo motivo il marito deve amare la sua moglie, e la moglie amare e rispettare il suo marito: “Cristo ha amato la Sua Chiesa”, spiega San Paolo, “e si è dato per Lei” (Ef. 5,25), e “la Chiesa è soggetta a Cristo” (Ef.5,24).

Si osserva però che l’autorità cristiana non è egoista, ma è una questione di servizio e devozione secondo l’esempio del Figlio dell’Uomo Che venne non per essere servito ma per servire.

Il catechismo di Trento insegna che il marito deve trattare sua moglie con generosità ed onore: lei è la sua compagna come Eva lo fu per Adamo. Lui deve guadagnare per la famiglia e mantenerla in ordine, anche nel senso morale. La moglie, invece, deve obbedire al suo marito, possedere “l’incorruttibilità di uno spirito quieto e mite” (nelle parole si San Pietro), educare i figli, occuparsi della casa, ed amare e stimare il suo marito sopra ogni altro dopo Dio.

3) Il Segno e Dono della Grazia

Come abbiamo fatto notare all’inizio di questa sezione, il matrimonio, quale sacramento, significa e conferisce la Grazia; conferisce sia la Grazia santificante che quella sacramentale. Il concilio di Trento dichiara (S.XXIV): “Mediante la Sua Passione, Cristo, l’Autore e Perfezionatore dei venerabili sacramenti, meritò per noi la Grazia che perfeziona l’unione naturale (tra gli sposi), conferma la loro unione indissolubile, e li santifica”.

Riguardo a questa terza caratteristica del sacramento del matrimonio ricordiamo che Dio elargisce la Grazia sacramentale nei sacramenti per compiere i fini per cui li ha istituiti. Dunque, tramite il sacramento del matrimonio, Dio conferisce le Grazie necessarie per procreare ed educare figli, e per l’assistenza reciproca degli sposi. Queste Grazie saranno applicate se gli sposi le pregano, e, possiamo aggiungere, se vivono da buoni cristiani frequentando la santa Messa devotamente e pregando con assiduità.

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Il catechismo di Trento conclude la sua esposizione sul Matrimonio con le parole seguenti: “Così troveranno che le benedizioni del matrimonio cresceranno quotidianamente con l’abbondanza della Grazia divina; e vivendo nella ricerca della pietà, non solo passeranno questa vita in pace e tranquillità, ma anche si riposeranno nella vera e ferma speranza (che non confonde) di arrivare tramite la bontà divina al possesso di quella vita che è eterna.” Amen.