L’antichità del Rito Romano

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+ In nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen

L’origine della Santa Messa risale, come sappiamo bene, al Giovedì Santoquando fu istituito il Sacramento dell’Eucaristia. Ma a dove risale l’origine delrito della Santa Messa? Con ogni probabilità risale alle disposizioni del Signorestesso. Già nel primo secolo il Papa San Clemente, morto nell’Anno 99, scriveai Corinzi che dobbiamo “fare con ordine tutto quello che il Signore ci comandadi compiere nei tempi fissati” e parla degli “uffici liturgici” del Vescovo,dell’incarico del Sacerdote dei leviti, e dei laici.

San Giustino martire, morto nell’Anno 164, descrive poco tempo dopo nella sua Apologia, lo svolgimento della Santa Messa, in cui si possono già trovare tutti i suoi elementi essenziali che conosciamo ancora oggi.

San Giustino e poi il Testamentum Domini del V secolo asseriscono che il Signore stesso stabilì la Santa Messa in questa forma proprio il giorno della Sua Risurrezione. San Leone Magno e poi Papa Sisto V affermano in termini più generali che nel periodo tra la Risurrezione e l’Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo + Lui ha confermato i Sacramenti ed ha insegnato quella Norma di credere e di pregare.

Sulla base dunque di queste autorità non c’è dubbio che lo svolgimento e dei testi principali della Santa Messa siano stati stabiliti da nostro Signore stesso. Cosa, di fatti, sarebbe stato più importante che il Signore determinasse per la Santa Chiesa durante i suoi incontri con gli Apostoli, menzionati negli Atti degli Apostoli, che il Santo e perpetuo Sacrificio della Messa, mezzo dell’applicazione delle infinite grazie della Sua Passione e della Sua Morte sul mondo intero.

La forma in cui la Santa Messa fu stabilita era la forma originaria del Rito Romano, anche se non subito in lingua latina. Tra tutti i riti cattolici, compresi i riti bizantini, mozarabi, ecc… il rito Romano è quello originario e più antico. Nel Concilio di Trento questo Rito fu solo ripristinato e codificato, ma non composto (come il nome “rito tridentino” suggerirebbe, ed alcuni suoi nemici odierni pretendono).

Dopo queste considerazioni generali ci vogliamo rivolgere ora al Canone della Santa Messa, che ne rappresenta proprio il cuore. Il Canone comprende la Consacrazione: tutta quella parte della Santa Messa che si estende dal Sanctus al Pater Noster esclusivi, di cui l’essenza viene citata già da sant’Ambrogio nel IV secolo.

Con certezza possiamo dire che il Canone Romano ha le sue radici nella Tradizione Apostolica e quindi nel Cuore stesso di Gesù Cristo. Il liturgista Padre Gihr scrive: “Le origini del Canone, la sua antichità veneranda ed il suo uso, ne fanno un’arca santa, veneranda ed inviolabile. Se mai una preghiera della Chiesa è stata composta sotto l’influenza particolare e l’ispirazione dello Spirito Santo, certamente è il Canone. Esso è penetrato dallo spirito di fede, profumato di pietà, pieno di forza e di azione, il suo linguaggio semplice ha un carattere vivo, un’impronta antica e biblica; commuove colui che lo pronuncia con una impressione simile a quella che è prodotta sull’anima dall’oscurità misteriosa delle Basiliche della Città eterna. Quanta delizia il poter ripetere all’Altare le medesime parole con le quali tanti Sacerdoti ferventi e pii hanno celebrato il Santo Sacrificio durante tanti secoli in tutta la Chiesa. Queste parole del Canone sono già state consacrate nell’era dei Martiri e nelle Cappelle funerarie delle Catacombe…” Quanta elevazione e quanta dolcezza si trova in questi pensieri.

Le parole del Canone Romano e di tutto il rito Romano sono state pronunziate di fatti da tutti i Sacerdoti ferventi, santi e pii che ci hanno preceduto nella Tradizione latina fin dalle origini, come per esempio sant’Ambrogio, sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino. Lo stesso San Francesco d’Assisi ci avrebbe assistito da Diacono.

Queste parole sono state seguite con attenzione da tutti i Santi e da tutti i fedeli della Santa Tradizione: San Ludovico di Francia nel suo regno e durante la Crociata in Terra Santa, il martire re San Venceslao, la regina Santa Margherita, tutti i fedeli sia di condizione alta o bassa nel corso di tutti i secoli. Per mezzo di queste parole tutti i Santi del Paradiso e tutti gli Angeli sono stati e sono e saranno sempre inondati delle più grandi, eccelse gioie, le Anime del Purgatorio indicibilmente sollevate, e la Chiesa militante elargita di infinite grazie e santificata.

Questo più antico rito della Chiesa Cattolica è, per così dire, immutabile come la Verità stessa, come la Fede, come l’unico Sacrificio della Croce che rende presente quell’eterno ed immutabile Sacrificio della Croce a cui da accesso e a cui apre le porte di questo mondo mutabile e passeggero, affinché l’eternità di Dio si renda presente quaggiù, l’eternità del Suo Amore sacrificale per le sue creature, l’eternità della Sua Misericordia.

E questo rito per di più rende il Sacrificio di Dio in modo degno delle Sue infinite perfezioni, in un modo stabilito dalla più antica Tradizione della Chiesa e, come crediamo, da nostro Signore Gesù Cristo stesso cui, assieme a tutti gli Angeli e i Santi del Cielo, tutti gli abitanti del Purgatorio e la Chiesa intera ringraziamo che ci ha eletti per conoscerLo, amarLo e per servirLo qua alla Santa Messa e nella nostra vita; per godere della Sua infinita Misericordia quaggiù e nel Cielo.
Amen.

+ In nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen